Rischio idrogeologico e vincoli paesaggistici potrebbero mettere la parola fine alla vicenda della lottizzazione “Nathan” di Massimo Mezzaroma: una colata di cemento di circa 200mila metri cubi vicino a Villa Adriana (in provincia di Roma) uno dei più importanti monumenti a cielo aperto del mondo. Due questioni fondamentali che si aggiungono al report richiesto dal World Heritage Committee dell’Unesco che sancisce l’eventuale perdita di status di patrimonio mondiale dell’umanità del sito archeologico nel caso la Impreme di Mezzaroma costruisca le sue palazzine.

La sentenza presente nel documento non presuppone vie di fuga. Portare avanti il progetto sarebbe infatti in “conflitto con l’articolo 98 delle linee guida della Convenzione Unesco per il patrimonio mondiale dell’umanità – si legge nella relazione – e comporterebbe il rischio di una decisione del Whc di far collocare Villa Adriana nella lista del World Heritage in Danger (‘patrimonio dell’umanità in pericolo’, ndr) e, in assenza della rimozione delle cause dell’impatto negativo sull’Ouv (cioè l’outstanding universal value, valore eccezionale universale, ndr), la sua successiva cancellazione. L’unica possibilità che lo Stato italiano ha per evitare una tale eventualità è bloccare questo progetto di pianificazione urbanistica”. Inoltre, prosegue il report, “vi saranno ripercussioni negative per l’Ouv del bene patrimonio mondiale di Villa d’Este”. L’Unesco infatti protegge anche Villa d’Este, costruita durante il Rinascimento da Ippolito II (figlio di Lucrezia Borgia), il dodicesimo sito statale più visitato in Italia. 

Un allarme di non poco conto per l’immagine del nostro Paese agli occhi della comunità internazionale. “La posizione del ministero è netta e chiara – replica il ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini – non può essere altrimenti: Villa Adriana è un sito di straordinaria importanza e anche l’Unesco ha fatto rilievi molto seri sugli effetti negativi del piano di lottizzazione. Credo vi siano i presupposti di legge per avviare un eventuale procedimento di revisione degli atti fin qui adottati”. Il report dell’Unesco però non è vincolante ai fini o meno della costruzione delle palazzine.

Lo sono eccome, invece, i due aspetti sollevati invece da Giuseppe Proietti, neosindaco di Tivoli (Roma): rischio ideogeologico e vincoli paesaggistici. Dopo aver studiato insieme all’assessore all’Urbanistica i numerosi atti che sono stati siglati per la lottizzazione in questione, anche a seguito di un’interrogazione comunale del Movimento 5 Stelle, Proietti ha invitato il Mibac ad approfondire un passaggio del lungo iter procedimentale inerente l’autorizzazione paesistica rilasciata dalla Regione Lazio. “Dalle carte – spiega il sindaco – sembrerebbe che il piano di lottizzazione non potesse essere autorizzato dalla Regione. I vincoli paesistici esistenti al momento dell’approvazione quindi parrebbero non compatibili con la lottizzazione in questione”. Una questione sottolineata anche nel report stesso reclamato dall’Unesco. “Se dalla verifica richiesta al Mibac – prosegue il sindaco – venisse confermata l’ipotesi avanzata della nostra amministrazione, porteremo la questione in consiglio comunale per procedere immediatamente con la revoca, in via cautelativa, del piano di lottizzazione”.

Il sindaco inoltre ha affrontato la questione inerente l’incolumità pubblica dei suoi concittadini e la tutela delle imprese presenti nella zona. Una parte dell’area dove dovrebbe costruire Mezzaroma è già fortemente a rischio idrogeologico (spesso ci sono esondazioni del fiume Aniene) e il sistema di smaltimento di acque piovane e di derivazione antropica (delle abitazioni già esistenti nella zona) è già insufficiente. Se Mezzaroma costruirà le sue nuove palazzine, con circa 2mila abitanti in più il sistema andrà al collasso. Anche in relazione a questa considerazione il sindaco ha revocato, in via di autotutela, la richiesta di deperimetrazione (chiesta nel 2005 dall’ex sindaco Marco Vincenzi, ora capogruppo Pd in Regione Lazio) del vincolo di esondazione esistente per la zona in questione. “Ho richiesto ad Acea, la società che gestisce il servizio idrico integrato – conclude Proietti – l’idoneità dell’attuale sistema di raccolta delle acque meteoriche e di derivazione antropica. Come sindaco ho prima di tutto il dovere di tutelare l’incolumità dei miei concittadini”.

La richiesta di deperimetrazione del vincolo di esondazione fu a suo tempo avanzata “grazie” ad un muro costruito vicino al fiume Aniene per scongiurare il rischio di straripamento. Tale muro però, oltre a non evitare gli allagamenti della zona che puntualmente avvengono quasi ad ogni temporale, ha letteralmente isolato un altro monumento importante, il mausoleo dei Plauzi, inserito dal World Monument Fund tra i 100 monumenti più a rischio nel mondo. A seguito di un esposto del Wwf il gip del tribunale di Tivoli Elvira Tamburelli archiviò con una singolare motivazione “non è dato all’autorità giudiziaria sostituirsi a quella amministrativa… Neppure quando siano in questione valori protetti dalla Costituzione, quali la tutela del territorio e del patrimonio storico-artistico”.

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