Nel 2011 l’Eurostat ha contato un numero di extracomunitari, residenti sul territorio dell’intera Comunità Europea, pari a circa 20,5 milioni di unità, che incidono per il 4,1% sulla popolazione della Unione Europea dei 27 Paesi membri. Tale percentuale cresce fino a raggiungere 5,1% se si considerano i soli 9 Paesi UE in cui il fenomeno si concentra e che assorbono circa l’88% di tutta l’immigrazione, pur rappresentando pressappoco il 71% della popolazione comunitaria.

Va anche tenuto conto del fatto che considerando tutti gli stranieri, extracomunitari e non, che mediamente risiedono nei Paesi Europei, tali dati aumentano in maniera sensibile.

Secondo alcuni studiosi si ritiene che solo quando una minoranza superi la soglia del 10% comincino a nascere dei problemi tra questa e la popolazione autoctona. Pertanto, stando a tale teoria, complessivamente, l’Unione Europea è ancora in grado di sopportare questo fenomeno, anche se Spagna e Grecia sono, sempre secondo tale teoria, sempre più vicini a questo limite essendo prossimi al 7% circa.

 

Tali dati sono, tuttavia, da considerarsi in difetto, rispetto a una più esatta valutazione del fenomeno immigrazione extracomunitaria, poiché manca una stima dei clandestini. Ma qui, per molti, si nasconde una sorpresa, poiché la tanto temuta clandestinità mostra una incidenza del tutto irrisoria, meno dello 0,6% in rapporto alla popolazione della Comunità Europea (EU27), con punte pari o di poco superiori all’unità solo, rispettivamente, in Belgio e in Grecia. Pertanto, ai 20,5 milioni di extracomunitari residenti in UE, occorrerebbe aggiungere, al massimo, altri 3,8 milioni di stranieri extracomunitari clandestini per ottenere una quantificazione più precisa del fenomeno, anche se questo dato si riferisce all’anno 2008 e non al 2011.

Il XVIII Rapporto sulle Migrazioni della Fondazione ISMU (Iniziative e Studi sulla Multietnicità), stima per l’Italia, nell’anno 2011, l’entità dei clandestini sulle 443.000 unità, corrispondente allo 0,7% della popolazione residente. Tale dato, inoltre, porta nel nostro Paese il totale dei residenti stranieri non UE (regolari e non) a 3.678.000 unità, il che equivale al 6,1% della popolazione residente.

Non va, tuttavia, sottovalutato che, a fronte di una certa consistenza del fenomeno immigrazione nei diversi Paesi membri UE, si riscontra, generalmente, una forte resistenza da parte di questi ultimi nel concedere la cittadinanza agli Extracomunitari, contenuta in limiti del tutto irrisori.

Tali comportamenti sono assunti da tutti i Paesi, senza distinzioni e senza alcuna connessione alla presenza o no del delitto di clandestinità, che, contrariamente forse a quanto molti ritengano, è diffuso in tutta Europa, con la sola eccezione di Spagna e Austria, oltre che, di recente, dell’Italia.

 

E’ da sfatare anche la paura di molti italiani circa il pericolo che la maggior parte degli extracomunitari chieda asilo politico, i cui valori rimangono contenuti in pochi punti percentuali. Sicuramente il fenomeno tende a crescere – determinato dalle crisi politiche verificatesi in Nord Africa e, soprattutto, in tutta la fascia asiatica a partire dal Mediterraneo fino all’Iraq – e, tra il 2012 e il 2013, ha registrato un incremento del 25,1% nei 9 Paesi considerati (30,5% in tutti i 27 Paesi membri).

È proprio in Italia dove, come abbiamo già detto precedentemente, il fenomeno ha dimensioni più contenute rispetto agli altri Paesi, il trend conosce una vera impennata (all’incirca pari a quella della Spagna) con una richiesta di asilo che quasi si raddoppia nell’arco di un anno, tra il 2012 e il 2013.

Ma, approfondendo la questione “richieste di asilo”, si nota come dal 2004 al 2013, sono state circa 200.000 quelle presentate ed esaminate. A circa 1/3 di richiedenti non sono state riconosciute le condizioni necessarie per ottenere lo status di rifugiato (accordato appena al 9% di coloro che hanno fatto domanda) o di protezione (concesso solo al 13%). Un dato che desta qualche preoccupazione riguarda quel 10% circa di richiedenti asilo che si è reso irreperibile.

Raffrontando la situazione italiana nel 2012, rispetto alla concessione degli asili agli Immigrati, con quella di alcuni importanti Stati membri della UE – di fonte diversa da quella della precedente Tabella e, quindi, con alcuni scostamenti per quel che riguarda i dati riferiti all’Italia – emerge che Svezia (39,3%), Italia (37,3%) e Gran Bretagna (35,4%) sono i Paesi che si dimostrano più propensi ad emettere decisioni positive, mentre, in fondo alla classifica, si pone la Grecia (0,8%), seguita a buona distanza dalla Francia (14,5%). I motivi per i quali gli extracomunitari richiedono asilo, per oltre la metà riguardano lo stato di rifugiato e per il 38% la protezione sussidiaria. Solo in Italia e in Svezia tale rapporto si inverte e prevalgono le concessioni di protezione sussidiaria su quelle di stato di rifugiato.

 

Articolo Precedente

Vacanze per genitori single: siti e offerte per chi viaggia da solo con figli

next
Articolo Successivo

Vita da studente: agosto a Roma tra turisti, tonno e pesto

next