Il governo si divide sull’estensione del bonus di 80 euro in busta paga ai lavoratori autonomi e ai pensionati. Due giorni dopo la frenata di Matteo Renzi, che ha detto di non poter “garantire” l’allargamento della platea promesso a maggio, il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi in un’intervista al Corriere della Sera ricorda che l'”equità fiscale” è una delle priorità del Nuovo centrodestra e che “tener conto delle famiglie e delle partite Iva” è “un impegno preso in Parlamento”. Impegno rispetto al quale “noi non indietreggeremo di un passo”. Mentre dalle pagine della Stampa il titolare dell’Interno, Angelino Alfano, garantisce: “Faremo di tutto per trovare i soldi”. Dal fronte Pd non si fa però attendere la risposta del responsabile economico, Filippo Taddei, che invita chi vuole estendere il bonus a “indicare le coperture”.

Da un lato, dunque, Lupi e Alfano richiamano il premier al rispetto dei patti e rispolverano la richiesta di Ncd sugli sgravi per i nuclei famigliari numerosi, avanzata già in sede di approvazione del Dl Irpef per essere poi rinviata alla legge di Stabilità. Dall’altro Taddei ribadisce l’impegno a rendere “strutturale” l’intervento ma dà l’altolà sull’ampliamento dei beneficiari. Il responsabile economico del partito del premier spiega che il governo, dopo aver “fatto un intervento per 10 miliardi di tasse sul lavoro in meno” (il bonus Irpef, appunto), intende comunque “continuare per arrivare a ridurre di 30 miliardi la tassazione sul lavoro riducendo il gap italiano”. Ma per farlo “è necessario proseguire con la revisione della spesa”. Tasto quanto mai dolente dopo la querelle tra Renzi e il commissario Carlo Cottarelli. La cui attività, secondo il viceministro all’Economia Enrico Morando, “è essenziale che possa proseguire”. Ma l’economista ex civatiano convertito al renzismo sembra di diverso avviso. Tanto da parlare di Cottarelli come se il suo contributo fosse arrivato al capolinea: “Il lavoro procede in continuità con quello che è già stato fatto dal commissario per la spending”.

Poi le rassicurazioni sul fatto che i tagli non toccheranno lo stato sociale: “Sarebbe semplice intervenire facendo tagli lineari. Noi stiamo invece lavorando ad una diversa collocazione delle risorse, senza danni per scuola, sanità, assistenza”. Punto, quest’ultimo, su cui però Alfano marca con chiarezza le distanze tra le diverse anime dell’escutivo proponendo una ricetta opposta: “Abbiamo le nostre ricette di centrodestra che prevedono tagli alla spesa pubblica. Solo da lì possiamo prendere le risorse per un fisco formato famiglia”, perché “chi ha una famiglia monoreddito e ha uno o più figli non può essere trattato come una famiglia dove lavorano in due e non ha figli”. 

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