Incubo e tormento per migliaia di esodati e onesti lavoratori bloccati beffardamente sulla soglia della meritata pensione, la famigerata riforma Fornero potrebbe ricevere un duro colpo. E finire smontata, in una delle sue parti qualificanti. Il ribaltone, se si verificasse, avrebbero risvolti clamorosi ed effetti dirompenti anche sui conti, già alquanto scassati, dell’Inps. La riforma legata al nome del ministro del lavoro del governo di Mario Monti finirà infatti sotto la lente di ingrandimento della Consulta. Che dovrà giudicare se la legge che ha sconvolto i piani e le vite di milioni di italiani è stata concepita nel rispetto della Costituzione. In particolare i giudici della Suprema Corte dovranno accertare la legittimità della norma che stabilisce, per gli anni 2012 e 2013, il blocco della perequazione automatica delle pensioni di importo superiore a tre volte il minimo Inps. Vale a dire, circa 1.500 euro mensili.

La decisione di rinviare alla Corte Costituzionale il giudizio di legittimità su una delle riforme più contestate dell’ultimo decennio è stata presa da Pietro Maltese, giudice unico della sezione giurisdizionale della Corte dei Conti della Liguria. Maltese ha deciso il rinvio a seguito della specifica richiesta, avanzata durante l’esame del ricorso di una pensionata ligure che aveva domandato all’Inps l’adeguamento della sua pensione, relativa appunto agli anni 2012 e 2013. La questione di legittimità costituzionale era stata posta dalla stessa ricorrente.

La sezione della Corte dei conti ligure l’ha accolto motivandola in maniera estremamente esplicita. Il giudice Maltese ha infatti ritenuto che la disposizione che blocca l’adeguamento automatico delle pensioni più elevate “mina il sistema di adeguamento di tali trattamenti pensionistici sganciandoli, per un tempo considerevole, dalle variazioni derivanti dal costo della vita, con conseguente violazione dei principi di sufficienza e adeguatezza”. In altre parole con la legge Fornero si verrebbe a ledere il giusto potere di acquisto della pensione, assicurato dalla rivalutazione (o adeguamento) all’aumento del costo della vita. Seppure limitato, in tempi di inflazione bassissima a causa del crollo dei consumi, l’aumento è stato registrato anche negli anni in questione.

Secondo il magistrato contabile ligure, le disposizioni della legge Fornero avrebbero altresì “effetti sul patrimonio dei destinatari, dal momento che i mancati aumenti sono perduti per sempre”. Il giudice ha quindi sospeso il giudizio di merito e rinviato gli atti alla Corte Costituzionale, che dovrà decidere se le disposizioni della legge Fornero, ritenute in contrasto dai magistrati liguri con la Costituzione, siano o no legittime. Il giudizio della Corte, qualora si orientasse nel senso della illegittimità costituzionale, imporrebbe al legislatore di abrogare la norma e reintrodurre la perequazione automatica anche per tutte le pensioni di entità superiore a tre volte il minimo fissato dall’Inps. E finirebbe quindi per avere efficacia erga omnes, ossia verso tutti i pensionati nelle identiche condizioni della pensionata che era ricorsa alla Corte dei Conti della Liguria.

La decisione non è attesa a breve, potrebbero passare diversi mesi prima della pronuncia da parte dei giudici della Consulta. E’ realistico immaginare che, in caso di accertamento sfavorevole rispetto alla legittimità della norma, si potrebbe aprire la strada ad iniziative analoghe su ulteriori aspetti della contestatissima riforma del lavoro varata nel 2012.

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