Nuova perquisizione in casa di Massimo Giuseppe Bossetti, il muratore di Mapello accusato dalla Procura di Bergamo di essere l’assassino di Yara Gambirasio. Un aspirapolvere, un paio di scarponi da lavoro, un giubbotto nero, una lettera scritta da sua moglie Marita in occasione di un San Valentino, una foto di famiglia e soprattutto svariati documenti contabili e fatture relativi alla sua attività lavorativa, sono stati sequestrati dagli inquirenti.

La procura nei giorni scorsi ha disposto il dissequestro dell’immobile, che a breve dovrebbe tornare nella disponibilità della famiglia di Bossetti, 44 anni, come chiesto dagli avvocati dell’artigiano. Dal canto loro, i legali del muratore stanno intanto decidendo se impugnare o meno il verbale dell’ultima perquisizione (la terza dopo l’arresto), non essendo stati avvertiti dalla procura. 

Le indagini sull’omicidio della tredicenne proseguono, ma sono sono slittati a settembre i termini per la consegna della relazione tecnica relativa alle analisi sulle circa duecento tracce pilifere trovate sul corpo della vittima. L’attività di accertamento in laboratorio si è di fatto conclusa e, com’era già noto, non sono emerse tracce riconducibili all’indagato in cella da 40 giorni. Tuttavia per la stesura della consulenza tecnica da parte del professor Carlo Previderè e da consegnare alla Procura di Bergamo ci vorranno ancora alcuni mesi. A Parma proseguono gli accertamenti sui reperti acquisiti all’interno dei veicoli del muratore di Mapello, l’auto Volvo V40 e il furgone Iveco Daily. Anche su questo fronte i tempi si prospettano piuttosto lunghi.

Intanto dalla Cassazione potrebbe arrivare un nuovo punto a favore dell’accusa. Il prelievo, “non invasivo”, di reperti di tracce biologiche da utilizzare per la comparazione del Dna può avvenire senza contraddittorio e il raffronto può essere utilizzato come prova nel dibattimento. Gli ermellini lo hanno confermato con la sentenza 33076 della seconda sezione penale, nel giudizio a carico di un ventinovenne di Chiari, condannato dalla Corte d’Appello di Brescia a tre anni e due mesi di reclusione per rapina e violazione di domicilio. Nel ricorso, il legale dell’imputato lamentava che le tracce biologiche utilizzate per la comparazione del Dna fossero state prelevate “con un escamotage irrituale” e senza le garanzie del contraddittorio, e questo – a suo avviso – comporterebbe l’inutilizzabilità della prova a carico del suo assistito. Ma i magistrati hanno respinto l’istanza. Si tratta delle possibili obiezioni sul prelievo del Dna a Bossetti (effettuato attraverso l’alcol test), nelle indagini per l’omicidio della piccola Yara Gambirasio. 

Articolo Precedente

Papa Francesco: una ‘santa alleanza’ contro guerra e malaffare

next
Articolo Successivo

Caso Tavecchio: è ora che venga messo da parte

next