E’ solo una questione di giorni, la macchina si è messa in moto e la partita di caccia al “corvo” che ha violato il conto corrente presso Iw Bank dell’ex commissario Consob Michele Pezzinga, è ormai giunta alle battute finali. Proprio mentre sta venendo a galla una metodica diffusione delle copie dell’estratto conto degli ultimi sette anni del principale accusatore del presidente della Commissione Giuseppe Vegas nell’inchiesta milanese su UnipolSai. Una fotografia del quale è stata per la prima volta resa pubblica dal Corriere della Sera il 16 luglio scorso insieme a quanto emerso sull’attività di compravendita di obbligazioni (trading) in esso tracciata.

Il documento rubato, però, non era circolato solo nelle redazioni dei giornali. Lunedì 21 l’Adusbef di Elio Lannutti ha fatto sapere di aver ricevuto, il 15 luglio scorso, “un plico anonimo” contenente tra il resto “la rendicontazione di sette anni e mezzo di movimenti del conto” di Pezzinga. Lo stesso dossier, sembra, che era arrivato sette giorni prima anche alla Commissione di vigilanza dei mercati. “Consob ha ricevuto l’8 luglio una segnalazione anonima che ricostruisce l’attività di trading di Pezzinga durante il suo mandato di commissario”, svela la vigilanza a ilfattoquotidiano.it che l’ha interpellata in merito, confermando però anche quanto aveva già dichiarato a caldo a Il Sole 24 Ore venerdì 18 luglio. E cioè che “della vicenda Consob è venuta a conoscenza nei giorni precedenti attraverso i contatti telefonici con un giornalista del Corriere della Sera, intercorsi a monte della pubblicazione di un articolo su questo tema, poi apparso il 16 luglio”. 

Pezzinga, dal canto suo non può che chiedersi come sia stato possibile che il suo estratto conto si sia materializzato, dal momento che nessun altro eccetto lui stesso aveva accesso al conto online e “non ne esiste né è mai esistito alcun rendiconto cartaceo. Non ne ho mai avuto copia neanche io, tanto che io stesso ho avuto qualche difficoltà a ricostruire i movimenti, visto che dal conto posso arrivare solo fino al 2013″, spiega. Anticipando che si occuperà quanto prima, al rientro dalle ferie, della denuncia di “questa violazione del segreto bancario che credo sia opportuna ai fini di legge” e meriti pertanto di essere perseguita. Prima ancora, però, dovrebbero arrivare gli esiti dell’indagine interna che il gruppo Ubi, cui fa capo la banca online, sta conducendo fin dal giorno della pubblicazione dell’articolo del Corsera e che conferma a ilfattoquotidiano.it che l’inchiesta interna procede ed è ormai agli sgoccioli. Nei giorni scorsi l’istituto, interpellato in merito dal Sole 24 Ore, aveva confermato di non aver mai “ricevuto richiesto nominative da parte di alcuna autorità” sul conto di Pezzinga. Che, secondo la ricostruzione del quotidiano della Confindustria, avrebbe dovuto essere accessibile solo a una mezza dozzina di persone.

Il caso tocca anche la Procura di Milano. Non solo perché ha ricevuto copia del “plico anonimo” che l’Adusbef lunedì 21 luglio ha trasmesso ai magistrati del capoluogo lombardo oltre che a quelli di Bergamo e Roma. Ma anche perché è qui che il procuratore Luigi Orsi ha raccolto nei mesi scorsi la dura testimonianza di Pezzinga sulle posizioni assunte da Vegas nel corso della travagliata fase di approvazione della nascita del nuovo polo assicurativo targato coop, UnipolSai, che ha salvato i crediti miliardari di Mediobanca nei confronti sia dell’ex gruppo Ligresti che di Unipol. Sempre secondo il Sole 24 Ore, “la procura meneghina si domanda oggi se la pubblicazione degli estratti conto di Pezzinga non sia un’operazione tesa a screditare la sua testimonianza” contro il presidente della Commissione che per sette anni ha versato lo stipendio all’ex Commissario proprio sul conto Iw Bank.

Lavoro anche per i pm di Roma, i quali su “segnalazione” della Consob resa nota dalla stessa Commissione il 16 luglio scorso, dovranno accertare se l’ex commissario ha abusato di informazioni privilegiate conosciute nel corso del suo mandato settennale trascorso all’authority di Borsa che si è concluso nel dicembre scorso. Un fronte sul quale Pezzinga si dice sereno. Si tratta di “accuse ridicole e imbarazzanti, non ho mai abusato di informazioni privilegiate – aveva detto a caldo all’Ansa – sono operazioni in cui non è possibile speculare”. E, dopo aver ricostruito i movimenti, sottolinea come la sua attività di trading su obbligazioni societarie, un centinaio di operazioni “innocue” effettuate tra la fine del 2012 e il 2013, gli abbia generato “margini insignificanti” per un beneficio complessivo compreso tra lo 0,5 e lo 0,6% più che altro funzionale a movimentare il conto stesso, i cui costi sarebbero altrimenti lievitati. Rispettato poi “nella sostanza”, a suo dire, il codice etico della Consob che lui stesso aveva contribuito a varare nel 2010 e che invita i Commissari ad astenersi da operazioni di trading che non riguardino titoli di Stato ed enti sovranazionali.

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