“Se l’oggetto di questo governo sono le riforme cosa c’è di strano che Berlusconi rientri in maggioranza? Io dico che Forza Italia deve entrare in maggioranza”. Sospira il senatore Paolo Naccarato (Gal) quando pronuncia queste parole. E lo scenario non dispiace a destra, perché per molti non ci sono altre strade. “Archiviata l’alleanza con i 5 stelle”, continua l’ex collaboratore di Cossiga, “l’agenda dei mille giorni evocata dal premier va proprio in questa direzione”.

Una direzione che piace a Silvio Berlusconi, ormai rifocillato dalla sbornia dell’assoluzione in secondo grado sul processo Ruby. Una direzione su cui “ormai” si discute negli incontri ufficiali e segreti che si starebbero tenendo in queste ore ad Arcore. E di certo nei successivi che si terranno la prossima settimana a Palazzo Grazioli quando Berlusconi tornerà nella Capitale. “Non ha senso”, ammette un parlamentare forzista, “fare la faccia ferocissima in economia e poi sorridere sulle riforme”. Riforme che ad oggi non includono soltanto il ddl costituzionale, in discussione al Senato, e la legge elettorale, l’Italicum. Ma che certamente includeranno la discussa riforma della giustizia. Dove, registrano ambienti berlusconiani, “c’è un atteggiamento importante da parte del Pd che sta menando i giustizialisti”.

Ecco perché Gianni Letta e Denis Verdini, i cosiddetti “renziani” della galassia berlusconiana, avrebbero già aperto un canale di discussione con gli sherpa dell’ex sindaco di Firenze. Per iniziarne a discutere sì, ma, soprattutto, per stilare una roadmap che dovrebbe gradualmente portare verso un clamoroso ritorno al governo. Un ritorno al passato che annovera i seguenti step: prima l’ingresso in maggioranza, e poi quello al governo con alcune facce nuove come ministri. Per intenderci «non i Romani, o i Brunetta», sussurrano. Circolano già i nomi, per dire, di Elena Centemero, o dell’ex sindaco di Pavia, Alessandro Cattaneo, che il premier Renzi e il sottosegretario Graziano Delrio stimano perché conoscono dai tempi dell’Anci. Uno scenario questo che si potrebbe consumare dopo la fine dell’estate quando sarà stata già approvata in prima lettura la riforma del Senato e del Titolo V, e quando si conosceranno i tasselli della riforma della Giustizia. E che, in queste ore concitate d’estate, renziani della cerchia stretta non smentiscono affatto: “Dopo la sentenza Forza Italia e Berlusconi hanno due strade davanti: o decidono di sostenere questo governo, oppure di fare un’opposizione seria. La strategia seguita fino ad oggi, non è né carne né pesce. D’altronde non ha portato grandi risultati, soprattutto se la si guarda in termini elettorali”.

Prima, però – ammettono dai corridoi di Piazza San Lorenzo in Lucina – si deve assicurare un futuro a Forza Italia e al centrodestra. E la dichiarazione che stamane Giovanni Toti ha rilasciato al Corriere della Sera fa il paio con il primissimo degli incubi dell’ex Cavaliere: “Con l’assoluzione di Silvio Berlusconi da un processo ridicolo, è ricominciata la marcia verso la costruzione di un altro centrodestra”. L’idea è quella di costruire una «Casa della Libertà 2.0» con all’interno il Ncd-Udc, Forza Italia, la Lega e Fratelli d’Italia. In questo progetto l’ex premier, per usare le parole di Paolo Romani, avrebbe “un ruolo di federatore della nuova futura aggregazione”, accompagnando la compagine alla nuova leadership e al governo di “quel giovanotto che tanto mi sta simpatico”. Con l’obiettivo, però, di ridimensionare il ruolo del Ncd – “per i nostri elettori Alfano, Quagliariello e Schifani sono dei traditori” – e di far rientrare in orbita forzista larga parte dei parlamentari vicini al ministro dell’Interno. Angelino Alfano dalle pagine de il Messaggero ha avvertito: “Non può essere un’assoluzione a riunirci. Berlusconi decida, o noi o gli estremisti”. Ostentà tranquillità, ma, secondo i bollettini di Palazzo Madama, una decina di senatori alfaniani avrebbero già pronte le valigie.

Twitter: @GiuseppeFalci

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