Soggiorni vacanza, gratta e vinci per gadget da spiaggia, sponsorizzazioni ad eventi estivi, un servizio navetta per le discoteche. Tap ci riprova. La multinazionale del gas mira ad entrare nelle grazie del Salento, apre i cordoni della borsa e impegna 350 mila euro nella campagna di comunicazione “Energia a vocazione turistica”. Una generosità non sempre gradita, spesso vista come il tentativo di conquistare un sì prezzolato all’opera, che arriva contestualmente alla visita in Italia del presidente azero Ilham Aliyev, una tre giorni ruotata attorno all’esigenza di sbloccare il gasdotto osteggiato nel Leccese. Arriva, soprattutto, a poche settimane dalla svolta che il ministero dell’Ambiente è chiamato a segnare.

A fine luglio, infatti, il dicastero di Gian Luca Galletti concluderà la procedura di Valutazione di impatto ambientale (Via), che già registra il no della Regione Puglia e che si incardina nell’iter più ampio dell’Autorizzazione unica. La posta in gioco è altissima, molto più dei 350 mila euro di elargizioni. Tap sa che niente può andare perduto. Non più. Non ora che sono stati già spesi 10 miliardi di dollari per il metanodotto che dovrebbe convogliare in Italia, via San Foca, l’oro azzurro del Mar Caspio. È quella marina adriatica l’approdo prescelto, ma anche l’ultimo intoppo al mega investimento da 40 miliardi di dollari.

A questo punto, il progetto “non può essere archiviabile”, ammette il country manager di Tap per l’Italia, Giampaolo Russo, a margine della conferenza stampa a Lecce, per presentare il nuovo pacchetto comunicazione. Neanche nel caso di un decreto Via negativo, dunque, nessuno pare avere davvero intenzione di fare armi e bagagli e spostarsi altrove, in Croazia, ad esempio, ipotetica alternativa annunciata dalla stessa Tap nel maggio scorso. Piuttosto, “si aprirà un confronto diverso con il governo”, che, tra l’altro, assieme alla Commissione europea ha dato al metanodotto il bollino di “opera strategica”. Uno spostamento dell’approdo, probabilmente nel Brindisino, non potrà che dilatare i tempi, aizzare altri fronti già caldi e provati. Eppure, tra le opzioni in ballo, quella appare come la meno remota, ma “per andar via da San Foca – ribadisce Russo – abbiamo bisogno di un tavolo istituzionale, ciò che chiediamo da maggio 2013”.

Tramonta, invece, la possibilità di accorpare Tap a Igi Poseidon. Il gasdotto targato Edison, quello che dalla Grecia dovrebbe approdare a Otranto, al momento non ha alcun gas da trasportare e la carta che ha da giocarsi, l’autorizzazione ministeriale già incassata, potrebbe rivelarsi un due di picche. È zeppa di prescrizioni, monca dell’autorizzazione paesaggistica, un tunnel dentro al quale Tap non ha intenzione di infilarsi. Dunque, si insiste su San Foca, a costo di metter mano al portafogli. La joint venture svizzera finanzierà per il mese di agosto “Disco in bus”, il servizio navetta per i locali da ballo, garantito fino alla scorsa stagione dalla Provincia di Lecce. Poi, soggiorni gratuiti nel Salento e teli da mare appositamente marchiati. Si punta a diventare familiari. E non ci si ferma. Dopo la bagarre per le luminarie con il logo della multinazionale, saranno supportate altre tre manifestazioni, tra cui la gettonata Notte di San Rocco di Torre Paduli.

Niente da fare, invece, per la festa di Sant’Oronzo, per la quale è stato sonoro il monito dell’arcivescovo di Lecce, Domenico D’Ambrosio: “Non svendete la città”. Ancora più dura la Lilt: “Si vergognino i comitati feste e quanti sono sul libro paga Tap. Come Lega italiana per la lotta contro i tumori, abbiamo stilato due documenti scientifici per spiegare le ragioni che ricacciano e rispediscono al mittente il gasdotto. Di ulteriori pressioni in atmosfera il Salento non ne ha bisogno, come allertano i dati epidemiologici aggiornati circa la mortalità per tumore“.

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