Il produttore esecutivo di Cattleya, la società che ha prodotto la fortunata fiction Gomorra, Matteo De Laurentiis è indagato dalla Procura di Napoli. Insieme a lui sono indagati anche Gianluca Arcopinto, organizzatore della serie prima di abbandonarla a metà e Gennaro Aquino, location manager. Avrebbero aiutato gli uomini del clan ad eludere le indagini a loro carico. “Preferisco non parlarne. Non so niente di questa inchiesta, non mi è arrivato nulla. Non è reale quello che è scritto” replica Matteo De Laurentiis a ilfattoquotidiano.it.

L’ordinanza del gip Marina Cimma ha disposto l’arresto per Francesco Gallo, ritenuto il boss e già in galera, e i genitori Raffaele Gallo e Annunziata De Simone, legati al clan Gallo-Cavalieri, egemone a Torre Annunziata. Sono indagati per estorsione aggravata dal metodo mafioso avendo indotto Arcopinto, Aquino, De Laurentiis a versare 6mila euro al boss per l’affitto della sua villa, che nella fiction era proprio la dimora del camorrista, nonostante la casa fosse sotto sequestro. Insomma, nonostante ci fosse l’amministratore giudiziario, per paura di ritorsione, i soldi sono comunque finiti alla famiglia di camorra. Aquino e Arcopinto, ascoltati dai pm, avrebbero reso false dichiarazioni tacendo sul pagamento di 6 mila, a titolo estorsivo, versati a Raffaele Gallo.

De Laurentiis, invece, ha svelato ai Gallo la presenza dell’ inchiesta a loro carico “pregiudicando – scrive il gip – l’acquisizione di ulteriori fonti di prova”. La rivelazione di notizie riservate avrebbe indotto il clan Gallo ad abbonare il saldo ancora da riscuotere. Chiedendo De Laurentiis delle contestazioni mossegli, il produttore replica: “Non parlo di niente. Rispondo in tribunale, non attraverso i giornali”. Ma perché ha incontrato Raffale Gallo? “Non era né il padre, né il figlio, ma quello che viveva dentro casa. Non so di che incontri si parli. Non voglio parlare con nessun giornalista, arrivederci”.

L’incontro è quello monitorato dai carabinieri, guidati dal maggiore Alessandro Amadei. Avviene il 25 luglio 2013 tra Matteo De Laurentiis, Gennaro Aquino e Raffaele Gallo. Il figlio, Francesco Gallo, era già stato arrestato in aprile. Nell’auto di Aquino, gli agenti hanno piazzato una cimice. La conversazione tra i tre viene trascritta nell’ordinanza. De Laurentiis svela l’esistenza dell’indagine a Raffaele Gallo, uno degli arrestati nell’operazione di oggi. Il gip scrive: “Sorprende la capacità di De Laurentiis di porsi sul medesimo piano del proprio interlocutore allorché per un verso esprimeva parole di disprezzo nei confronti dei collaboratori di giustizia (…) e rassicurava i Gallo circa l’atteggiamento omertoso tenuto con l’autorità giudiziaria”. Il gip pur ritenendo non sussistenti gli estremi del reato contestato, quello di favoreggiamento, e ritenendo la condotta priva di rilevanza penale, la definisce: “biasimevole sotto il profilo morale” e aggiunge: “Un comportamento riprovevole posto in essere dagli indagati, spinto oltre la mera omertà e reticenza al punta che De Laurentiis rivela a Gallo Raffaele l’esistenza di indagini in corso”. La prima serie di Gomorra è finita, l’inchiesta della magistratura, invece, no.

Gianluca Arcopinto, invece, risponde alle domande del Fatto.it: “Non ho mai saputo nulla di questi 6mila euro dati a Raffaele Gallo. Pur avendo firmato il contratto, io non ho mai incontrato Francesco Gallo. In quella casa ci sono stato quando lui era già stato arrestato. Il padre, invece, ho avuto modo di incontrarlo solo due volte casualmente”. Arcopinto ricorda di aver lasciato la produzione: “Sono andato via a metà giugno 2013″. A fine giugno Gennaro Aquino invia ad Arcopinto un sms nel quale chiaramente si fa riferimento ai soldi da versare a Gallo. Arcopinto ci chiede su quale numero è stato inviato il messaggio. “Il numero sul quale mi è stato inviato – risponde – è quello aziendale che in quel periodo non usavo più”.

Twitter: @nellotro

(ha collaborato Andrea Postiglione)

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