La crisi che imperversa sull’Italia non risparmia il settore delle comunicazioni. Lo rileva l’Agcom nella sua Relazione annuale, in cui precisa che il valore del macrosettore delle comunicazioni per il 2013 è di 56,1 miliardi di euro di ricavi, pari a una perdita complessiva di 5,4 miliardi in termini di fatturato rispetto al 2012 (-9%). La discesa è continua: nel 2012 il settore aveva totalizzato 61,4 mld, con un calo di 4,4 miliardi rispetto al 2011 quando il valore del settore era di 65,8 miliardi. Il peso del settore sul Pil cala dal 2,46% del 2012 al 2,21% del 2013.

Il fatturato si divide tra i 34,5 miliardi delle tlc, gli 8,6 miliardi di Radio & Tv, i 6,9 miliardi dei servizi postali e i 6,1 miliardi di Editoria e Internet. In particolare, spiega l’Agcom, i comparti che compongono il settore registrano una riduzione nel valore: tlc -11%, servizi media -7%, servizi postali -2%. Sul fronte dei media, i ricavi della tv gratuita sono scesi del 5,97% mentre la tv a pagamento ha registrato una contrazione meno evidente pari a -2,02%, i ricavi dei quotidiani sono scesi del 7,02%, per i periodici il calo è stato del 17,28%, la radio ha registrato un calo dei ricavi del 4,94% e internet del 2,46%.

La crisi pesa, ma i ricavi sono diminuiti anche perché sono calati i prezzi delle tlc. In Italia il settore ha mostrato “una progressiva e consistente riduzione dei prezzi” come “conseguenza dell’innovazione tecnologica, della liberalizzazione dei mercati e della regolamentazione”, ha detto il presidente dell’Agcom, Angelo Marcello Cardani. Cardani sottolinea che l’indice dei prezzi al consumo delle telecomunicazioni è calato “del 44% negli ultimi quindici anni”. “E’ indubbio – evidenzia Cardani – l’effetto continuo esercitato dal processo di liberalizzazione regolamentata, di matrice comunitaria, che ha interessato il continente a partire dall’inizio degli anni Novanta”. Inoltre, ha spiegato Cardani, “dal 2007 l’indice dei prezzi al consumo delle telecomunicazioni in Italia si attesta su una dinamica analoga alla Germania e inferiore rispetto a Francia, Spagna e, soprattutto, Regno Unito“. “L’Italia  – ha detto ancora Cardani – mostra segnali di debolezza nello sviluppo e penetrazione di reti digitali di nuova generazione e di accesso ai servizi più innovativi”.

Anno nero, il 2013, per la pubblicità: il calo dei ricavi complessivi rispetto all’anno precedente è stato del 10,9%, da 8,3 miliardi a 7,4 miliardi. Crollano periodici (-24,1%) e quotidiani (-13,2%), ma vanno male anche tv (-10,1%) e cinema (-7%). La radio perde il 6,4%. Scende per il primo anno anche Internet (-2,5%). Per quanto riguarda l’incidenza sul mercato complessivo, la tv è largamente in vetta con il 43,7% (i ricavi sono 3 miliardi 257 milioni). Aumenta il peso di Internet, ora al 19,7% (1 miliardo 465 milioni), i quotidiani sono al 13,2% (983 milioni).

Nella ripartizione dei ricavi complessivi della televisione, Sky conferma nel 2013 il primato rispetto a Rai che si attesta al secondo posto, mentre Mediaset ultima. Sky registra nello scorso anno ricavi per 2,6 miliardi di euro, in calo del 3,5% rispetto al 2012 e con un’incidenza sul totale del 32,5%. Segue la Rai con 2,3 mld (-1,6% su 2012), con un incidenza sul totale del 28,9%, mentre per Mediaset i ricavi ammontano a 2,2 mld di euro, con un calo dell’8,2% e un’incidenza sul totale pari a 28,4%. Con la cessione di La7 a Cairo Communication, la rete registra 136,12 milioni di euro di ricavi nel 2013 (contro i 36,90 mln del 2012), in crescita del 268,9% e con un’incidenza sul totale del 1,7%.

Riguardo le quote di mercato delle risorse della tv gratuita nel 2013 in vetta c’è la Rai con il 49,4%, seguita da Mediaset con il 35,1% e Cairo Communication con il 2,9%. Nel 2013 la Rai aveva una quota del 47,2%, Mediaset del 37,8%, mentre La7, attualmente di prorpietà di Cairo, era di TI Media che deteneva una quota sempre del 2,9%. Nel complesso, sottolinea l’Autorità, le risorse rimangono stabili. Per quanto riguarda la struttura del mercato a pagamento, a Sky Italia nel 2013 viene attribuita una quota del 77,8% (79,1% nel 2012), mentre Mediaset segue con il 19,1% (17,6% nel 2012). In merito all’audience, l’Agcom sottolinea che gli ascolti di Rai e Mediaset vedono sempre più ridursi il distacco dalla quota di ascolti degli altri operatori televisivi considerati nel loro insieme.

Articolo Precedente

Mondiali 2014: la legge Gasparri? Un insulto in 140 caratteri

next
Articolo Successivo

L’Unità e il dress code crocerossino di Paoletta Ferrari e Danielona Santanché

next