L’azione non lascia spazio a molte interpretazioni. Il comunicato neppure: “Ebbene sì, noi non riconosciamo libertà di espressione a chi ogni giorno calpesta e invita a cancellare, dalle ben remunerate cattedre dell’università e dalle pagine dei giornali dei potenti, la libertà di milioni di persone. L’unica libertà che riconosciamo ai baroni alla Panebianco è di tacere. L’impunità per loro è finita”. Gli attivisti del collettivo studentesco Hobo tornano a prendere di mira Angelo Panebianco, docente all’università di Bologna e noto commentatore nei giornali e nelle televisioni nazionali.

In una azione immortalata con un video pubblicato su youtube, martedì 15 luglio intorno alle 13:30 almeno otto persone con il volto coperto, sono tornate davanti all’ufficio del professore in ateneo. Questa volta gli studenti hanno deciso di murare simbolicamente la porta di ingresso dello studio in risposta, si legge ancora nel comunicato pubblicato dagli studenti, al “solito editoriale pubblicato domenica 13 luglio sul ‘Corriere della Sera’, in cui Panebianco dà degli amichevoli consigli a Renzi, suo socio di affari nelle politiche neoliberali e di austerity”.

Con la malta e cinque blocchetti rettangolari in cemento, sormontati da un pezzo di filo spinato, gli attivisti (che vista l’ora del blitz hanno trovato facilmente il modo di non farsi scoprire dai dipendenti dell’università o dalla vigilanza), hanno simbolicamente voluto riprodurre il muro che da dieci anni divide palestinesi e israeliani in Terra santa. Tanto che intorno al ‘muro’ costruito per l’occasione sono state poi appese anche delle foto che riproducono la distruzione e le morti di questi giorni a Gaza dopo i bombardamenti voluti dal governo israeliano. Sulla parete a fianco alla porta d’ingresso murata è stata anche vergata una scritta con una bomboletta di vernice rossa: “Stop ai baroni della guerra. #free Palestine”.

Panebianco tuttavia nel suo articolo di domenica non aveva neppure accennato alla questione palestinese. Uno dei due argomenti trattati dall’editorialista nel suo articolo del 13 luglio era quello delle tasse, considerato dal professore un tabù per il presidente del consiglio. Come un tabù, secondo Panebianco, è per Renzi l’immigrazione. Ed è proprio su questo tema che ancora una volta il collettivo attacca il docente: “Il barone nero consiglia caldamente Renzi di affogare gli immigrati nel Mediterraneo, molto di più di quello che già con impegno l’attuale governo, al pari di quelli precedenti, sta facendo. Tutto ciò nel nome della nazione e della razza, ovvero della casta dei potenti. Contro il fantasma dei califfati – si legge ancora nel comunicato – che bussano alle porte dell’Europa, il barone nero invoca la guerra santa contro gli immigrati, semina islamofobia e predica una nuova crociata neoliberista”.

Già a gennaio lo stesso collettivo aveva preso di mira Panebianco e ancora una volta per il tema dell’immigrazione. Allora Panebianco parlò esplicitamente della necessità di fare una “selezione” di chi fare entrare e chi no. Stavolta, parlando della sinistra italiana, Panebianco la aveva definita “francescana, costitutivamente incapace di tracciare una linea di confine fra ‘noi’ e ‘loro’ (e di ragionare quindi in termini di interesse nazionale), incapace di stabilire quanti e quali: quanti immigrati accettare, con quali caratteristiche professionali. L’idea implicita è che sono tutti figli di Dio e che fra i figli di Dio non si discrimina”. Nel comunicato la ‘replica’ dei collettivi: “A ‘incendiare i territori europei’ non sono le guerre più o meno sante, ma la povertà e il rifiuto di voler continuare a pagare i costi della crisi creata dai padroni di Panebianco”.

Poche ore dopo è arrivata la solidarietà del rettore dell’università di Bologna, Ivano Dionigi: “Il collega Angelo Panebianco è stato nuovamente fatto oggetto di un attacco vigliacco, violento e delirante da parte del collettivo Hobo. Questo stile, che non riconosce l’interlocutore, criminalizza la libertà di espressione e promuove la caccia all’uomo, va stigmatizzato, contrastato ed emarginato da tutta la comunità universitaria. Caro Angelo, sappiamo bene quale stima e quale rispetto e affetto hanno nei tuoi confronti gli studenti, quelli veri”. Il sindaco di Bologna, Virginio Merola del Partito democratico è stato ancora più duro nei confronti degli attivisti: “Non c’è niente da comprendere nelle loro farneticazioni se non l’esaltazione inaccettabile della violenza

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