Dall’isola del Giglio decantavano un’impresa ingegneristica senza precedenti ed è stato facile per l’entusiasmo scivolare nella retorica. “Sono gli stessi 12 uomini d’oro – ha detto il capo della Protezione Civile Franco Gabrielli parlando dei tecnici che si occupano della rimozione del relitto – Squadra che vince non si cambia”.  Da Firenze il controcanto riportava tutti con i piedi piantati a terra: “Costa non è tutta questa eroica società, perché ha combinato un disastro in cui sono morte 32 persone – ha detto il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi – Fa specie che tutto si trasformi in spettacolo e in un business. E’ giunto il momento che l’isola sia finalmente libera”. Il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, che ha assistito al primo giorno di operazioni, non ha evitato lo scontro: “Qualcuno della Regione poteva essere con noi a ricordare le vittime – ha risposto il ministro a Rossi – Noi c’eravamo. Non è una critica, ma non accetto nemmeno critiche in senso inverso”. Il governatore toscano ha replicato: “Mi permetto di consigliare al ministro Galletti un po’ di cautela nelle sue dichiarazioni. E se proprio deve farle, lasci stare le vittime della Concordia. Noi continueremo ad esserci anche quando il ministro Galletti, spenti i riflettori che lo illuminano, se ne ritornerà a Roma”. E Gabrielli non ha voluto lasciare l’ultima parola che ha voluto difendere Costa (cioè un privato): “E’ stato un modo per mettere un po’ di sale a questa operazione – ha detto sorridendo parlando di un inconveniente avvenuto durante le manovre di rigalleggiamento – e su questa società che a quanto pare non è sempre eroica”.

Non ci vuole molto per capire quale sia il centro della battaglia. La Regione Toscana, insieme alla Provincia di Grosseto, è stata l’unica a votare no al trasferimento a Genova del relitto della Concordia durante la Conferenza dei Servizi (contro 26 sì, tra cui governo e Comune del Giglio). Rossi voleva la nave a Piombino, attanagliata dalla crisi dell’acciaio. Sul punto aveva ingaggiato un duello senza sconti con il compagno di partito e presidente della Regione Liguria Claudio Burlando. La partita era semplice. Prima opzione: togliere subito la nave che secondo la Protezione Civile non poteva sopportare un altro inverno e prendersi la responsabilità di un viaggio di 5 giorni del cadavere della nave da crociera tra le isole dell’Arcipelago Toscano (Elba, Capraia, Montecristo) e la Corsica e per giunta in mezzo al Santuario dei Cetacei, istituito dall’Italia insieme a Francia e Principato di Monaco. (Per questo il ministero ha riempito di prescrizioni il progetto di Costa e delle società che stanno lavorando su appalto). Seconda opzione: aspettare che al porto di Piombino (dove hanno cercato in tutti i modi di fare in tempo) finissero i lavori, cioè forse a settembre, e compiere un percorso molto più breve (che sarebbe durato più o meno un giorno), come peraltro auspicò l’ex ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando, oggi Guardasigilli. Ma a favore della preferenza per Genova ha “pesato” una finestra di bel tempo che da questi giorni dovrebbe arrivare, secondo esperti del governo e della Protezione civile, fino ai primi d’agosto. Così il governo ha preferito qualche rischio sulla lunghezza del viaggio alla possibilità di aspettare ancora (con il rischio che qualche intoppo rallentasse ancora i lavori di adeguamento delle banchine di Piombino e magari dell’arrivo del maltempo autunnale). 

Da qui è ripartita oggi la polemica. Rossi aveva spiegato il motivo dell’assenza della Regione alle commemorazioni di ieri (domenica 13, due anni e mezzo dal disastro della nave della Costa Crociere), quelle ricordate dal ministro Galletti. “Quando si saranno tolti di lì farò una lunga visita al Giglio. Ora là abbiamo i nostri tecnici. E’ inutile quindi andare a sgomitare – ha detto il presidente della Regione Toscana – Auguriamo una ‘buona navigazione’, visto che hanno fatto una scelta che presenta rischi dal punto di vista ambientale ben superiori rispetto all’ipotesi Piombino”. Ma Costa aveva scartato il porto toscano anche perché, secondo la compagnia di navigazione, le strutture per la demolizione non sarebbero state pronte prima dell’anno prossimo. E Gabrielli, che su questa partita si è giocato spesso la faccia, l’aveva detto: “La nave non può resistere un altro inverno e siamo in grado di rimuovere la nave entro il 20 luglio”. Potrà accadere: se verrà rispettato il cronoprogramma delle operazioni condotte dalla Titan-Micoperi (l’azienda cui Costa ha appaltato l’impresa di rigalleggiamento, rimozione e trasferimento della nave), il relitto potrebbe lasciare l’isola del Giglio già sabato 19 (e al più tardi lunedì 21). “Per Piombino il Governo ha fatto uno sforzo enorme – si è limitato a ricordare Galletti – con un accordo di programma da 220 milioni. Siamo contenti di averlo fatto per il rilancio della città”. E a SkyTg24 sottolinea: “Io non ho tifato per Genova, ho tifato per un porto italiano. Ricordo che cinque mesi fa, quando sono arrivato, la Concordia non era sicuro che venisse smantellata in Italia. C’era un’offerta di un porto turco molto più vantaggiosa dal punto di vista economico, noi abbiamo ottenuto che invece tutta l’operazione venisse conclusa in Italia”.

“Io su questo voglio essere chiaro: questa operazione, anche se è un’operazione da un punto di vista economico vantaggiosa (un giro d’affari da 100 milioni), chiude una storia tragica dove sono morte 33 persone: 32 quella notte e un sommozzatore spagnolo nel corso delle operazioni, e nessuno ripagherà mai quelle famiglie. Noi stiamo chiudendo una pagina tragica di questo Paese – conclude il ministro – Dobbiamo concludere in maniera buona, facendo ricadere i vantaggi economici nel nostro Paese e non provocando danni ambientali. Questo è l’obiettivo che ci siamo dati”.

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