Come se fosse un fluido, anche così sembra diffondersi il cancro. La scoperta realizzata da un gruppo di ricerca internazionale guidato dall’University College di Londra e pubblicata su Journal of Cell Biology potrebbe aiutare a sviluppare nuove terapie contro la comparsa di recidive perché sono stati individuati i meccanismi che permettono la diffusione del cancro verso gli altri organi: le cellule tumorali possono infatti trasformarsi fino ad assumere uno stato simile a quello liquido e viaggiare attraverso l’organismo. 

I maggiori pericoli di un cancro sono dovuti alla diffusione delle cellule tumorali che possono andare ad intaccare, creando tumori secondari, organi vitali diversi, come polmoni o cervello. Per comprendere come queste cellule possano migrare all’interno del corpo umano, i ricercatori britannici hanno analizzato in laboratorio i processi di sviluppo di gruppi di cellule embrionali. Una delle ‘armi’ dei tumori potrebbe essere nell’attivazione di una speciale molecola detta acido lisofosfatidico (Lpa) capace di dare il via all’invasione del corpo. “Abbiamo trovato un modo – ha spiegato Roberto Mayor, responsabile dello studio – per fermare i movimenti delle nostre cellule embrionali spegnendo il segnale emesso dall’acido lisofosfatidico. È possibile che un simile meccanismo avvenga anche durante l’invasione del cancro”. Secondo quanto osservato, l’acido lisofosfatidico sarebbe infatti capace di trasformare le cellule in una sorta di stato liquido, aiutandole quindi a fluire tra i tessuti del corpo.

Analizzandone a fondo il meccanismo, i ricercatori avrebbero inoltre compreso come ‘spegnere’ il Lpa permettendo quindi il possibile sviluppo di nuove armi per contrastare la diffusione delle cellule tumorali. “Inizialmente – ha proseguito Mayor – pensavamo che le cellule si spostassero nel corpo singolarmente oppure in gruppi ‘gruppi’ collegati. Quello che abbiamo scoperto ora è l’esistenza di uno stato ‘ibrido’ in cui le cellule allentano i loro legami con le cellule vicine, continuando però a muoversi in massa insieme, come un liquido. Ora però possiamo fermare questo movimento”. La scoperta, realizzata con la collaborazione dell’Università di Cambridge e di Akika in Giappone, fornisce quindi una nuova possibile strada per mettere a punto nuove terapie capaci di contrastare la diffusione del cancro e la formazione dei tumori secondari.

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