Lo Stato Islamico (IS), nuova anima del terrorismo, fa paura e ottiene successi sorprendenti a poco più di un anno dalla sua formazione. Il gruppo guidato da Abu Bakr al-Baghdadi è attivo solo in Siria e Iraq ma da quando si è staccato da Al-Qaeda, nell’aprile 2013, è riuscito a portare avanti una sanguinosa opposizione al regime di Bashar al-Assad, in Siria, e ad autoproclamare il nuovo califfato islamico nel nord dell’Iraq, costringendo alla ritirata l’esercito iracheno in molte aree del paese.

Non ci sono segreti per il successo dei combattenti guidati da al-Baghdadi: tanti soldi e capacità di reclutare volontari fino in occidente. “Diversi anni fa – spiega a ilfattoquotidiano.it Abdel Bari Atwan, direttore della testata Rai al-Youm e unico giornalista di un media occidentale ad aver intervistato, nel 1996, Osama Bin Laden – i gruppi terroristici affidavano il reclutamento alle conoscenze che avevano sul territorio in cui volevano operare e a qualche messaggio diffuso in Internet o attraverso dei videotape. Oggi, l’IS può contare su un patrimonio stimato in 2 miliardi di dollari e tecnologie che permettono la diffusione estesa e ripetuta della loro ideologia. Grazie a YouTube, ai vari social network e a una rete di siti creati appositamente per il reclutamento dei volontari, i gruppi terroristici attirano combattenti, oltre che nei paesi arabi, anche nel Caucaso, nei Balcani e in Europa occidentale“.

Il ruolo svolto dai social media nella diffusione dell’ideologia fondamentalista lo quantifica Angel Rabasa, esperto di terrorismo, membro dell’International Institute for Strategic Studies ed ex collaboratore del dipartimento di Stato e Difesa americano: «Tra i 10 mila volontari stranieri giunti in Siria per combattere contro il regime di Assad, 2 mila provenivano da paesi europei. Soprattutto Francia, dove le comunità algerina e tunisina sono molto numerose. Tutti questi combattenti sono stati reclutati grazie ai messaggi diffusi sui social network. Esistono delle vere e proprie piattaforme per ogni paese, come Sharia4UK o Sharia4Belgium».

Lo Stato Islamico ha un’organizzazione diversa da Al-Qaeda. Mentre questa si basa su piccole cellule colegate sparse in Medio Oriente, Africa, Caucaso e anche in alcune zone dell’Europa, l’IS ha una struttura più centralizzata, per adesso limitata ai territori siriano e iracheno. «Non è da escludere – continua Rabasa – che lo Stato Islamico di al-Baghdadi decida di espandersi ulteriormente e combattere in altri paesi. Certo è che hanno una disponibilità di combattenti ben superiore ad Al-Qaeda. Basti pensare che, in Siria, l’IS ha schierato 100 mila combattenti, contro i 5 mila di Al-Nusra. Questo numero è destinato a crescere grazie anche al successo che al-Baghdadi e i suoi sono riusciti ad ottenere in Iraq».

Questo successo, iniziato già con la guerra siriana, ha attirato ancora di più l’interesse di molti volontari provenienti dai paesi occidentali. «I combattenti provenienti dai paesi occidentali – conclude Bari Atwan – rappresentano una ristretta minoranza rispetto all’intera comunità musulmana emigrata in Occidente. Detto questo, è innegabile che il messaggio dello Stato Islamico stia trovando consensi tra le comunità musulmane in Europa. Uno dei fattori principali va ricercato nella mancata integrazione delle comunità musulmane nei paesi in cui vivono. Spesso si tratta di persone emarginate dalla società, che non riescono a trovare un lavoro, vittime di un’islamofobia che sta contaminando i paesi occidentali da diversi anni. Questo ha fatto sì che queste persone vedano nel messaggio di gruppi come l’IS l’unica ragione di vita per la quale valga la pena combattere».

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