“Pacta sunt servanda è un detto dell’antica Roma, non della Bruxelles di oggi”. Dopo lo scontro a Strasburgo con i “rigoristi” del Ppe e il duro richiamo arrivato giovedì dal presidente della Bundesbank Jens Weidmann, ora è José Manuel Barroso, presidente uscente della Commissione europea (l’avvicendamento con Jean-Claude Juncker è previsto a novembre, a meno di sorprese), a mettersi di traverso sulla strada della maggiore flessibilità invocata da Matteo RenziIn conferenza stampa a Roma insieme al premier per l’inizio del semestre di presidenza, Barroso è stato chiarissimo. A parte la citazione latina, quasi a fare il verso alle citazioni classiche che il presidente del Consiglio italiano ha sfoggiato parlando al Parlamento Ue, il portoghese ha detto che “le regole del Patto di stabilità e crescita vanno rispettate al 100%” e “la cosa  peggiore che possiamo fare è non rispettare le nostre stesse regole”. Peraltro i parametri su deficit e debito prevedono già una “flessibilità intrinseca” e “l’abbiamo utilizzata”: dopo la modifica del patto approvata nel 2012 “ora guardiamo di più al deficit strutturale, tenendo in considerazione il ciclo economico”. “Sarebbe un errore”, inoltre, “essere ossessionati solo dal consolidamento dei conti”, ma il rigore “è indispensabile in presenza di un indebitamento alto”, per non correre rischi sui mercati.

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“Nessun leader ha chiesto di cambiare il Patto di stabilità” – Quanto alla possibilità di apportare modifiche al trattato sulla stabilità, “lo si più cambiare solo con l’unanimità”. Ma nessuno l’ha chiesto sostiene il portoghese: “Nessun leader ha chiesto la modifica delle regole”. In ogni caso, inutile che Roma incolpi l’Europa delle sue difficoltà: “Anche senza l’Ue l’Italia dovrebbe fare le riforme”. In generale, “i nostri Paesi hanno bisogno di essere più competitivi e per questo hanno bisogno di rigore fiscale, delle riforme che il primo ministro Renzi ha lanciato, ma anche di investimenti perché senza non ci sarà crescita né posti di lavoro”. Pronta la replica di Renzi: “La flessibilità non è una richiesta dell’Italia: serve all’Europa non all’Italia. All’Italia serve il processo di riforme che abbiamo avviato”. Ma le dichiarazioni di Barroso bastano e avanzano al segretario federale della Lega Nord, Matteo Salvini, per twittare: “Barroso ‘sputtana’ Renzi: ‘Flessibilità? Nessun Premier ha chiesto di cambiare regole e Trattati. Regole vanno rispettate'”.

Bene le riforme e l’entusiasmo, ma servono investimenti – Non è mancata comunque, da parte di Barroso, un’apertura nei confronti del presidente del Consiglio: “Sosteniamo pienamente la presidenza italiana e i suoi obiettivi, in primis la necessità delle riforme, sia in patria che all’interno dell’Unione europea”. Non solo: “Apprezzo molto la passione del presidente del Consiglio italiano”, “c‘è bisogno dell’entusiasmo e delle riforme che l’Italia sta facendo”. E “se un paese – come l’Italia – deve fare degli sforzi a breve per riforme strutturali bisogna dargli credito”. Barroso ha poi scherzato sull’europeismo del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: “Se avremo problemi a trovare un presidente della Commissione Ue potremmo chiedere a lui”.

Per Renzi “nessuna polemica” con Berlino – Renzi, dal canto suo, ha negato screzi con Berlino, sostenendo che “non c’è nessuna polemica tra noi e il governo tedesco in ordine alla gestione della flessibilità. Insieme crediamo che si debbano condividere le regole che ci siamo dati” su “stabilità e crescita”. Lo scontro a distanza con Weidmann sul rigore? “Il compito della Bundesbank non è quello di partecipare al dibattito politico italiano. L’Europa è dei cittadini europei e non dei banchieri, né tedeschi né italiani”. Per di più, “il rapporto che oggi c’è con la cancelliera Merkel è per me ottimo e ho molto apprezzato la sua presa di posizione in queste ore”. In effetti, la Cancelliera è intervenuta tramite un portavoce chiamandosi fuori dal duello e ricordando che la Buba è “un organismo indipendente”. Le cui posizioni, dunque, non rispecchiano quelle del governo.  

“Scommettere su valori non solo economici” – Dopo aver ricordato i “1000 giorni di riforme” annunciati al Parlamento il 24 giugno, l’ex sindaco di Firenze è tornato poi sui suoi cavalli di battaglia: il cambiamento necessario, le potenzialità dell’Italia, la necessità per l’Europa di forti valori comuni.  “Da un lato c’è il bisogno di cambiare l’Europa, renderla più vicina alle istanze dei cittadini e dall’altro far sì che l’Italia possa dimostrare ciò di cui è capace ripensando i suoi modelli organizzativi”, ha detto. “Si riparte se si scommette su dei valori che non sono solo quelli economici. Jean-Claude Juncker ha un documento approvato dal Consiglio, sono certo che ne rispetterà la sostanza così come fanno tutti i Paesi membri”. E ancora: “Senza stabilità non c’è crescita e senza crescita non c’è stabilità. Se si parla solo di stabilità distruggiamo il futuro”. 

Sull’emergenza immigrazione da Barroso solo parole di circostanza – Barroso e Renzi hanno discusso anche dell’emergenza immigrazione. “In queste ore c’è un numero record di donne e uomini, bambini e bambine, che arrivano sulle nostre coste”, ha ricordato il premier. L’Italia li salva perché non “si può consentire di “lasciare alla deriva navi con bambini”. Ma, ribadisce Renzi, il Mediterraneo “non è il mare dell’Italia. E’ la frontiera dell’Europa, preferirei dire il cuore: serve una politica europea”. Ne “abbiamo parlato con i francesi all’ultimo vertice Ue: serve un rafforzamento di Frontex, Frontex plus”. Intanto “Mare Nostrum continua perché noi pensiamo che un insieme di persone civili salva i bambini, non li manda alla deriva”. Dal presidente della Commissione ringraziamenti e parole di circostanza: “Voglio rendere omaggio al popolo italiano, alla Repubblica italiana e anche alla marina italiana. Grazie per quello che state facendo nel Mare Mediterraneo state salvando migliaia di vite umane. Senza l’intervento della Repubblica e della Marina italiana questi uomini, donne e bambini sarebbero morti. Questo merita tutta la mia attenzione”. 

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