Gravissima commistione tra interesse pubblico e privato che alligna nelle scelte gestionali dell’Asp di Cosenza. Tale situazione appare tanto più allarmante alla luce del profondo deficit economico che ormai da tempo affligge l’ente sanitario”. Il gip di Cosenza aveva scritto così nel provvedimento con il quale a fine gennaio aveva interdetto per due mesi il direttore generale dell’Azienda sanitaria di Cosenza Gianfranco Scarpelli che, nel 2012 secondo la Procura, aveva speso centinaia di migliaia di euro di soldi pubblici per gli incarichi legali.

Buona parte di questi sarebbero andati ad un solo avvocato, Nicola Gaetano, un professionista (anche lui indagato) con cui Scarpelli ha “legami di conoscenza e di comune militanza politica”. L’Azienda sanitaria rientra a pieno titolo nel regno dei fratelli Gentile, legati al Pdl e adesso del Nuovo Centrodestra calabrese. La sanità cosentina è cosa loro ed è per questo che Gianfranco Scarpelli non ha mai rischiato il suo posto di direttore generale dell’ente che ha elargito consulenze anche ad Andrea Gentile (indagato), figlio del senatore Tonino.

“L’ambito nel quale orbitano le decisioni di qualsiasi genere e a qualsiasi livello che vede coinvolto l’ente pubblico e la sua gestione, è prioritariamente subordinato alle questioni politiche”. L’Asp di Cosenza è una sorta di azienda-partito per gli investigatori della guardia di finanza. La politica ordina e i manager eseguono. La magistratura? Fa il suo corso nonostante il totale disinteresse della politica nei confronti degli amministratori finiti nell’inchiesta del pm Domenico Assumma.

Il provvedimento di interdizione è scaduto a fine marzo. Il 20 giugno Scarpelli e altri otto indagati sono stati rinviati a giudizio. Il dg dovrà sostenere un processo per abuso d’ufficio. “Scarpelli – è scritto nell’ordinanza del gip che l’aveva interdetto – a fronte di una asserita carenza di organico all’interno dell’ufficio legale dell’Asp, anziché stipulare convenzioni di incarico con professionisti scelti mediante procedure di evidenza pubblica, ha designato, di fatto, Nicola Gaetano quale consulente legale di riferimento, procedendo al conferimento di innumerevoli incarichi di patrocinio legale per un notevolissimo importo complessivo delle parcelle”. Nel periodo di gestione Scarpelli, i magistrati hanno calcolato “compensi ingiusti per 900mila euro circa in favore di Gaetano”.

Oltre alla Procura, del caso dell’Azienda sanitaria di Cosenza si sta occupando la Corte dei Conti che, nel mese di aprile, aveva convocato Scarpelli e Gaetano. Per la magistratura contabile, ci sarebbero gli estremi per parlare di un danno erariale per le casse dell’Asp. Nel frattempo la politica sta a guardare. Nonostante l’interdizione per due mesi a carico di Scarpelli, la Regione di Scopelliti non ha mai pensato di sostituirlo. Concluso il periodo di standby disposto dal giudice per le indagini preliminari, Scarpelli è tornato al suo posto come se non fosse successo nulla.

Il provvedimento di revoca è stato disposto dalla giunta regionale solo dopo che il governatore Giuseppe Scopelliti era stato “trombato” alle europee. In sostanza, Scopelliti si è accorto di non avere avuto il sostegno elettorale dei fratelli Gentile in provincia di Cosenza. La revoca di Scarpelli, quindi, dovrebbe essere letta come una sorta di vendetta trasversale, tutta calabrese, e dimostra ancora una volta come la politica, a queste latitudini, viene prima della buona amministrazione. Ma anche questa manovra non riesce a scalfire il regno dei Gentile e i tentacoli della politica nell’azienda sanitaria di Cosenza. Il provvedimento della giunta regionale avrebbe dovuto essere adottato dal commissario straordinario per l’attuazione del piano di rientro sanitario della Regione Calabria che risponde al nome di Giuseppe Scopelliti il quale, però, si è dimesso (dopo la condanna a 6 anni rimediata nel processo “Fallara”) e il ministero della Sanità deve ancora nominare il suo successore. L’imputato Gianfranco Scarpelli, quindi, resta comodamente al suo posto. Il regno è salvo, seppur in attesa di giudizio.

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