Abbiamo una delle percentuali più elevate in Europa di insegnanti precari della scuola primaria e secondaria. Siamo il Paese, tra quelli appartenenti all’Ocse, con gli insegnanti e i presidi  più anziani. Il corpo insegnante italiano è decisamente più femminilizzato rispetto alla media internazionale. Più della metà dei dirigenti italiani ritiene che nella sua scuola ci sia una mancanza di risorse materiali e umane.

Ecco la fotografia dell’istruzione italiana emersa dall’Indagine Internazionale sull’insegnamento e apprendimento (Talis – Ocse). Possiamo dirlo forte e chiaro: siamo un Paese in via di sviluppo. Quando non si investe in istruzione, infatti, si è persa già in partenza la scommessa. Siamo di fronte ad una scuola fatta da donne e uomini lontani anagraficamente dai loro alunni: l’età media dei docenti è di 48,9 anni e oltre il 50% di over 50. In Italia, alla scuola primaria e secondaria sono il 39,2% i prof e maestri che hanno tra i 50 e 59 anni; l’11, 1% ne ha 60 o più e di under 30 sono appena l’1%. Una classe docente anziana e nemmeno formata ad affrontare le nuove sfide didattiche: docenti che spesso si sono diplomati trent’anni fa e non hanno più fatto un solo corso di aggiornamento.

E accanto a loro un mondo di precari. Secondo lo studio Ocse la nostra percentuale (18,5%) è la quarta più elevata tra i Paesi membri dell’Ocse, dopo Romania (25%), Cipro (20,1%), Finlandia (19,2%) e Cile. Va detto che il dato è in lieve calo rispetto a cinque anni prima (19%) ma conferma che non vi è una strategia politica e nemmeno vi è la garanzia di una continuità educativa e didattica con conseguenze devastanti per gli alunni.

Una scuola sempre più povera, costretta a vendere torte e salamelle per avere quattro soldi. Per il 56,4% dei presidi, infatti, il materiale pedagogico è insufficiente o inappropriato; per il 56% anche i computer per gli allievi e i docenti sono insufficienti e così per il 47,4% la disponibilità di connessione Internet.

Resta una luce tra tante ombre: l’87 % dei docenti italiani di secondaria di I grado ha fiducia nelle proprie capacità di saper motivare gli studenti che hanno scarso interesse per le attività scolastiche (70% Paesi Talis, 71% Paesi Ue); il 98% sente di saper portare gli studenti a credere nelle loro capacità di raggiungere buoni risultati (86% Paesi Talis). La grande maggioranza degli insegnanti italiani (94%) afferma che tutto sommato è soddisfatta del proprio lavoro (91% media Paesi Talis). In contrasto con queste dichiarazioni, l’88% degli insegnanti italiani percepisce che l’insegnamento è scarsamente valorizzato nella società (69% Paesi Talis, 81% Paesi Ue). Dall’altro canto se i vertici di uno Stato non credono negli insegnanti come può crederci l’opinione pubblica? I commentatori di questo blog (che ringrazio, comunque) ne sono spesso la dimostrazione.

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