L’elettore che vorrei ha molta memoria, si ricorda per sempre di cosa hanno detto i politici e le cosiddette parti sociali.
L’elettore che vorrei ha molta memoria, si ricorda di quanto lui stesso diceva e pensava alle elezioni passate.
L’elettore che vorrei ha molta dignità, sa riconoscere di aver valutato erratamente e quindi sa anche cambiare di slancio.
L’elettore che vorrei evita di cambiare nome alle cose per poter dire che “è proprio quello che dicevo io”: continua a chiamare le cose con il loro nome, anche se magari deve ammettere di non avere capito bene.
L’elettore che vorrei evita di cambiare nome alle cose per evitare la frustrazione di essere stato preso in giro dai suoi rappresentanti: continua a chiamare le cose con il loro nome e cambia rappresentanti.
L’elettore che vorrei sa che il suo portafoglio e il bene comune sono due entità in una relazione puramente accidentale.
L’elettore che vorrei sa di non valere più di qualsiasi altro essere umano e che se non muore di fame su un marciapiede di Calcutta non è assolutamente merito suo.
L’elettore che vorrei sa che i beni e i valori non sono tutti equivalenti e stanno in una gerarchia che prescinde dagli aggettivi “mio”, “tuo”, “suo”
L’elettore che vorrei è consapevole che al mondo siamo in 7 miliardi. Decisamente troppi, ma tutti con la stessa dignità.
L’elettore che vorrei ogni tanto ha dei dubbi sul fatto che tutti hanno la stessa dignità, ma sa di non poter essere lui a dare le patenti e i diritti.
L’elettore che vorrei sa che ogni decisione deve essere presa nel massimo interesse di tutti, compresi quelli che gli stanno antipatici. E soprattutto dei loro figli.
L’elettore che vorrei ha un solo valore non  negoziabile: la sincerità.
L’elettore che vorrei prende molto sul serio il suo unico valore non negoziabile e non sopporta chi lo deturpa.
L’elettore che vorrei non si lamenta di cosa fanno i politici perché di quelli che ha votato non ha poi molto da lamentarsi.
L’elettore che vorrei non si astiene mai perché ha sempre la speranza che qualche rompi…. da sostenere da qualche parte c’è.

di Enrico Tronville 

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