La guerra per i diritti tv della Serie A nel triennio 2015-18 si chiude ufficialmente alle 22.30 di giovedì 26, a un passo dalla scadenza delle offerte. Non ci sono morti né feriti, alla fine viene sostanzialmente rispettato lo status quo. Bisognerà però prima passare dall’authority perché il voto della Lega stabilisce che il pacchetto A (otto squadre più importanti, sul satellitare) va Sky per 357 milioni all’anno, il pacchetto B (offerta uguale all’A ma sul digitale) è di Mediaset per 280 milioni e il pacchetto D (le restanti partite, senza piattaforma di riferimento) è di Mediaset. Ma la realtà è che in tv tutta la Serie A sarà un’esclusiva Sky, mentre Mediaset trasmetterà solo le partite delle big. È questo il frutto dell’accordo tra le due emittenti al quale si è giunti al termine di una trattativa estenuante e tesissima, iniziata subito dopo l’apertura delle buste che avrebbe escluso Mediaset dalla pacchetti ‘gold’. 

Un passo indietro da parte di tutti: evitata la guerra
Fatto sta che tutti hanno riposto l’ascia di guerra. Sky rinuncia alle battaglie sul rispetto delle regole e al monopolio (secondo Beretta la sua offerta per trasmettere sul digitale “non era valida”), Mediaset riesce ancora a essere presente negli stadi importanti della Serie A a un prezzo salato (100 milioni in più, ma meno partite) ma evidentemente inferiore a quello che avrebbe pagato senza i diritti delle ‘big’. In club incasseranno 943 milioni all’anno, circa 150 in meno di quanto avrebbero intascato assegnando le licenze al miglior offerente spuntato dalle buste. Tutti d’accordo, tranne la Fiorentina che si è astenuta. “Questa soluzione tiene conto di una valorizzazione dei ricavi e dell’interesse degli utenti e dei consumatori – dice il presidente di Lega Maurizio Beretta – frutto di un lavoro di approfondimento, anche legale”. La decisione arriva dopo una serie di rinvii, minacce d’azioni legali e lunghe trattative figli dell’imprevisto risultato dell’asta che vedeva vincente – secondo il criterio del ‘vince chi offre di più’ – il colosso di Murdoch sui due pacchetti più pregiati, quelli che mettevano in palio l’esclusiva delle otto squadre più importanti del campionato su satellite e digitale. A Mediaset sarebbe così andata solo l’esclusiva delle squadre minori, che valgono circa il 14 per cento dei telespettatori. Un’offerta, quella di Cologno, comunque vincolata all’assegnazione di uno dei due pacchetti principali e quindi destinata a essere ritirata in caso di ‘prendo tutto’ da parte di Sky. E così è iniziato tutto.

L’apertura delle buste
All’apertura delle buste le offerte migliori per i pacchetti che garantiscono l’esclusiva delle otto big del campionato sono di Sky, sia per la trasmissione via satellite che sul digitale. Mediaset porterebbe a casa per 306 milioni di euro l’esclusiva per le 12 squadre con meno appeal (compresa però la Roma). A Cologno scoppia il panico: non avere la serie A tra il 2015 e il 2018 sarebbe un grosso problema, anche perché nello stesso triennio ha l’esclusiva della Champions League, acquistata per 700 milioni di euro. Una cifra importante per i conti del Biscione che si dice sia da tempo alla ricerca di un player straniero per dividere la spesa e allargare il mercato. Un affare possibile solo con la Serie A in tasca. Da non perdere a tutti i costi.

Accuse, controaccuse e il parere legale dell’avvocato di Berlusconi
Sky agita le acque temendo un colpo di coda e conoscendo il peso di Mediaset in Lega, dove è presente il Milan di Berlusconi e l’advisor per la vendita dei diritti è la Infront guidata da Marco Bogarelli, uomo da sempre considerato vicino alla sfera Fininvest. “La partita va giocata secondo le regole date. Siamo certi che non cambieranno in corsa”, dice Ilaria D’Amico in diretta prima di Italia-Costa Rica. “Le regole non possono essere evocate per gli altri e disattese in proprio. Sky è un giocatore e non può dire all’arbitro come comportarsi”, rispondono da Mediaset. In questo clima si arriva all’assemblea, lunedì 23. E il livello di scontro si alza ancora perché il colosso di Murdoch notifica una diffida al presidente della Lega Maurizio Beretta, ribadendo i punti più delicati della gara: la liceità dell’assegnazione dei pacchetti A (satellite) e B (digitale) a un solo soggetto; l’impossibilità per Mediaset di presentare offerte condizionate per le partite delle squadre minori; i criteri per l’annullamento della gara. La Lega ascolta la relazione dell’avvocato Giorgio De Nova, già legale di Fininvest durante il Lodo Mondadori, secondo cui i due lotti non possono andare allo stesso operatore e le offerte condizionate sono ammesse. I presidenti prendono tempo, ma s’intuisce che a favore della spartizione sono in tanti. Mediaset risponde con una controdiffida nei confronti di Sky per turbativa d’asta: “La loro diffida ha provocato la sospensione dell’assemblea e non possono avere il monopolio su entrambe le piattaforme”, dicono.

La trattativa, il momento d’impasse e la firma sul ‘gong’. Poi l’annuncio
I presidenti decidono di mettere la palla nel campo dei contendenti. I diritti vanno assegnati: le battaglie in tribunale non fanno bene a nessuno. Sky e Mediaset vengono invitate a parlarsi. E la situazione si sblocca solo nel pomeriggio di giovedì 25, a poche ore dalla scadenza delle offerte già posticipata da mezzogiorno a mezzanotte. Attorno alle 20 si vive un nuovo momento d’impasse, ballano ancora dettagli economici. Ma sono superati sul ‘gong’. Poi l’annuncio di Beretta. L’assegnazione licenziata dall’assemblea, tuttavia, non rappresenta quello che realmente avranno in mano le due televisioni. Si scambieranno i diritti previo parere dell’autority, perché il bando non prevedeva sub-licenze. Dall’accordo, al momento, rimane fuori la Champions League. Il prossimo anno sarà un’esclusiva Sky, le tre edizioni successive saranno un’esclusiva Mediaset. La realtà è che serve a entrambe. Ecco perché l’armistizio siglato sui diritti tv della Serie A potrebbe portare Cologno e Rogoredo a parlarsi anche per l’Europa.

Twitter: @AndreaTundo1

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