A Parigi (ma non solo) il collettivo Jeudi Noir si batte da qualche anno, con una grande eco mediatica e con estrema efficacia, per la riassegnazione di edifici disabitati senza un progetto da più di due anni, a scopo di edilizia sociale per giovani e famiglie in difficoltà. Julien Bayou e soci hanno fatto scuola ormai anche in Italia, ed era inevitabile.
 
Perché un mese fa, il 23 maggio, a Torino alcuni volenterosi cittadini consapevoli o inconsapevoli di emulare i loro coetanei d’oltralpe, hanno responsabilmente fatto quello che dovremmo fare tutti, occuparci dei beni comuni senza delegare a terzi. Il bene comune nel caso specifico sono le Scuderie Reali dei Savoia, abbandonate da decenni di incuria (altro che due anni), e i terzi (manco a dirlo) sono quelli del Comune di Torino.
 

 
L’unica differenza vistosa rispetto all’esempio parigino è che in Italia queste battaglie si svolgono nel più assoluto torpore dei media, pochissimi articoli sulla stampa locale (figuriamoci quella nazionale) ma soprattutto nessuna telecamera di tg e talkshow. Ho avuto la fortuna di visitare la Cavallerizza e di incontrare loro e i loro buoni propositi. Ecco cosa scrivono di sé stessi e della loro esperienza che sarebbe semplicistico paragonare al Teatro Valle di Roma:
 
Il 23 maggio 2014 un’assemblea pubblica, riunita nel cortile, ha deciso la riapertura di un luogo, patrimonio storico-culturale dell’Unesco, nel centro cittadino, che era stato progressivamente svuotato di attività e di vita, privato della sua vocazione sociale e culturale e lasciato nel degrado che consegue all’abbandono e al disinteresse. Da quel giorno la Cavallerizza si è ripopolata di cura, dialogo, cultura, partecipazione, arte, giardinaggio, dibattiti, assemblee, persone che vogliono assumersi la responsabilità di un bene pubblico. (…) Lavoratori, studenti, precari, mamme e papà, attrici e militanti, tutti diventano Assemblea che agisce per un unico scopo: liberare la Cavallerizza da dinamiche economiche e di potere che troppo spesso sempre si impongono al vivere comune. La capacità di cittadini e cittadine, diversissimi tra loro, di sentirsi parte di un percorso unico, di sentire la Cavallerizza come se fosse casa, è qualcosa che “genera stupore” nelle persone (e fastidio nelle istituzioni). 
La massimizzazione dei profitti non è una logica necessaria, non lo è sicuramente per la cittadinanza. Né lo è la speculazione edilizia a fronte di mancanza di spazi di socialità, di parchi, di teatri e di scuole. La difesa della Cavallerizza, che è e deve restare pubblica e fruibile da tutti, rientra nella più ampia lotta per i beni comuni, per la partecipazione alla vita pubblica, per la casa, per modelli diversi di creazione culturale e di interazione sociale che siano in ascolto e accolgano davvero le esigenze, i desideri, e la volontà di partecipazione delle persone. L’assemblea della Cavallerizza continuerà questa battaglia sino a quando il comune di Torino non ne bloccherà la s-vendita, rivalutandone l’utilizzo, mantenendone l’accessibilità alla cittadinanza e la vocazione culturale, per restituire un angolo di bellezza alla nostra citta. PIÙ INFO (assembleacavallerizza1445@gmail.com – Giulia Druetta)
 
Staremo a vedere se il Comune di Torino sarà lungimirante come il Comune di Parigi ha dimostrato e dimostra di essere proprio quando è obbligato a rispondere nei fatti alle trovate mediatiche di quei simpaticoni di Jeudi Noir. I ragazzi della Cavallerizza Reale portano avanti la stessa battaglia ma senza l’appoggio dei media. Meriterebbero la stessa fiducia da parte delle istituzioni e la stessa attenzione mediatica.
Allora buon comple-mese cara Cavallerizza Reale. Blocchiamo la solita svendita e lunga vita al Re e alle sue stalle!
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Fotografia: Mario Dondero, il fotografo in trattoria

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