“La Chiesa deve dire di no alla ‘ndrangheta. I mafiosi sono scomunicati”. Papa Francesco, nell’omelia della Messa celebrata sulla piana di Sibari davanti a 250mila fedeli, ha aggiunto a braccio il suo durissimo anatema contro i mafiosi. E’ la terza volta che Bergoglio si scaglia contro camorra, mafia e ‘ndrangheta, ma è la prima volta che scomunica queste organizzazioni criminali. Nessun Papa lo aveva mai fatto finora. Il giorno dopo la beatificazione di don Pino Puglisi, nel maggio 2013, Francesco aveva fatto suo l’anatema pronunciato da San Giovanni Paolo II ad Agrigento venti anni fa: “Mafiosi convertitevi!”.

E appena tre mesi fa Bergoglio, partecipando alla veglia per le vittime innocenti della mafia organizzata da don Luigi Ciotti, aveva chiesto “in ginocchio” ai mafiosi di convertirsi “per non finire all’inferno”. A Cassano allo Jonio, infliggendo la scomunica agli ‘ndranghetisti, Papa Francesco è andato ben oltre. E non a caso Bergoglio ha scelto la diocesi più piccola della Calabria per pronunciare il suo durissimo anatema. La diocesi guidata dal segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, infatti, è stata in pochi mesi lo scenario di due efferati delitti. Quello del piccolo Cocò Campolongo, il bimbo di 3 anni ucciso e bruciato, nel gennaio scorso, insieme al nonno dalle cosche della ‘ndrangheta. E quello di padre Lazzaro Longobardi, ucciso dopo aver scoperto dei furti di denaro nella canonica.

Il Papa, nel carcere di Castrovillari, ha incontrato sia i famigliari del piccolo Cocò, sia il giovane rumeno accusato dell’omicidio del sacerdote. “Quando non si adora il Signore – ha affermato Bergoglio nell’omelia pronunciata nella piana di Sibari – si diventa adoratori del male, come lo sono coloro i quali vivono di malaffare e di violenza e la vostra terra, tanto bella, conosce i segni e le conseguenze di questo peccato. La ‘ndrangheta è questo: adorazione del male e disprezzo del bene comune. Questo male – ha scandito con forza il Papa – va combattuto, va allontanato. Bisogna dirgli di no. La Chiesa, che so tanto impegnata nell’educare le coscienze, deve sempre di più spendersi perché il bene possa prevalere. Ce lo chiedono i nostri ragazzi. Ce lo domandano i nostri giovani, bisognosi di speranza. Per poter rispondere a queste esigenze, la fede ci può aiutare”. Al termine della sua omelia il Papa ha invitato i fedeli presenti a “rinunciare agli idoli del denaro, della vanità, dell’orgoglio e del potere” e “al male in tutte le sue forme”. E ai giovani “che vogliono mettersi in gioco e creare possibilità lavorative per sé e per gli altri”, il Papa ha rivolto un monito particolare: “Non lasciatevi rubare la speranza! Opponetevi al male, alle ingiustizie, alla violenza con la forza del bene, del vero e del bello”.

Twitter: @FrancescoGrana

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