Il pentito del clan dei Casalesi Antonio Iovine è stato denunciato per calunnia da Pietro Lignola, ex presidente della Corte di Assise di Appello di Napoli accusato dal collaboratore di giustizia di aver aggiustato alcuni processi. Il giudice ha presentato anche un esposto per millantato credito contro ignoti. Lignola, difeso dall’avvocato Saverio Senese, secondo le dichiarazioni “de relato” di Iovine, avrebbe assolto l’ex boss e in cambio avrebbe ricevuto dei soldi. Il magistrato, in pensione da alcuni anni, ha anche chiesto al Consiglio superiore della magistratura l’apertura di una pratica a tutela della propria immagine e dell’intera magistratura napoletana. Ma Lignola, scrivendo al Csm, si difende: ”Il sottoscritto, che è un magistrato che ha comminato centinaia e centinaia di ergastoli, ha avuto il torto di essere coerente con il rispetto delle norme del codice e in pochi casi è pervenuto ad una decisione assolutoria”. E aggiunge che bisogna “impedire che venga celebrato un processo mediatico ‘di piazza’ indegno di uno Stato civile”.

O’ Ninno – questo il soprannome del boss pentito – da qualche mese ha iniziato a collaborare con la magistratura, svelando alcuni segreti del clan camorristico dei Casalesi ai pm antimafia di Napoli. Oltre al giudice Lignola, Iovine ha tirato in ballo anche l’avvocato Sergio Cola, ex parlamentare di Alleanza nazionale. Ai due avrebbe fatto arrivare più versamenti di soldi.

In un verbale del 20 maggio 2014, depositato nell’ambito del procedimento per le minacce allo scrittore Roberto Saviano e alla giornalista Rosaria Capacchione, il boss spiega: “Nell’occasione del primo processo Griffo (un procedimento per un omicidio che vedeva imputato il boss casalese, ndr), Santonastaso (legale storico del boss, ndr) mi suggeriva nel grado d’appello la nomina dell’avvocato Cola Sergio perché aveva un rapporto con il presidente della Corte d’Appello ossia Lignola (…). La nomina dell’avvocato Cola era collegata al suo rapporto con il presidente”. Più avanti aggiunge: “Fatto sta che sono stato assolto e ho versato, tramite i miei familiari, direttamente all’avvocato Cola la somma di cento milioni di lire oltre i duecento milioni versati al Santonastaso”. Nei verbali davanti ai pm antimafia di Napoli, Iovine si riferisce a diversi processi e a diversi pagamenti, compreso un ulteriore versamento di 250mila euro, sempre per ottenere un’assoluzione in appello, poi arrivata.

I magistrati stanno naturalmente vagliando con molta attenzione la veridicità delle parole di Iovine. Ma i particolari sulle vicende riferite dal boss casalese sono stati trasmessi alla Procura di Roma, che procede per le indagini sui magistrati di Napoli. I pm romani hanno aperto un’inchiesta per corruzione e ascolteranno Iovine. Il giudice Lignola, per un’altra vicenda in cui gli viene contestato il reato di rivelazione di segreto d’ufficio e abuso d’ufficio, è attualmente sotto processo a Roma davanti alla II sezione penale. I pm della Capitale gli contestano i reati aggravati anche dal vincolo mafioso.

Articolo Precedente

Caso Yara, in Italia va in onda la voglia di forca

next
Articolo Successivo

Papa Francesco oltre Wojtyla: per la prima volta un’esplicita scomunica ai mafiosi

next