Niente grigliate di carne (“asados” in spagnolo) per tutto il Mondiale di calcio: è questa la singolare richiesta avanzata ai cittadini di Santiago dal governatore regionale, Claudio Orrego, attraverso Twitter e la televisione, dopo la vittoria del Cile contro l’Australia, nella prima partita del girone, per non peggiorare la qualità dell’aria della capitale cilena e migliorare le condizioni della ventilazione nel bacino della città.

“Dopo la partita si sono fatte le grigliate – ha spiegato il governatore – che generalmente si fanno in un anno, con legna e carbone. Venerdì scorso (dopo la partita ndr) era una bella giornata e alla fine abbiamo dovuto decretare l’allerta ambientale. Mi spiace, la gente sarà costretta a cucinare la carne in padella, ma la qualità dell’aria è peggiorata in maniera significativa”.

Parole che, come prevedibile, gli hanno attirato una sequela di critiche e prese in giro sulla rete e i social network da cittadini e non solo, per aver detto no a quella che è una delle tradizioni più amate e radicate del Paese. A prendere posizione anche l’imprenditore argentino Bernardo Borgeat, proprietario dell’azienda “Asados Pro”, che ha giudicato questa richiesta come “una mancanza di rispetto per le persone. Dovrebbero preoccuparsi invece di fare controlli sulle aziende di trasporti e le industrie, che sono le principali responsabili dell’inquinamento ambientale”.

Ed effettivamente, quello della qualità dell’aria è un problema serio, visto che come emerge anche dall’ultimo rapporto dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e sviluppo economico), il Cile è il Paese con l’aria più inquinata, a livello di particolato Pm10, tra i 36 stati membri dell’organismo. Il limite raccomandato dall’Organizzazione mondiale della sanità è di 20 microcrammi per metro cubo, e mentre la media degli altri Paesi è di 20,1, il Cile si piazza all’ultimo posto della classifica con 46,2 microgrammi per metro cubo, dopo Turchia, Polonia, Corea del Sud e Messico.

Ma quanto possano incidere realmente grigliate e falò sulla qualità dell’aria non è molto chiaro. Claudio Huepe, coordinatore del Centro di energia e sviluppo sostenibile dell’Università Diego Portales di Santiago, precisa che “è vero che le grigliate influiscono sulla qualità dell’aria, ma è un evento raro che vengano fatte tutte nello stesso tempo. Quando si ha una coincidenza del genere l’impatto può essere maggiore, anche se dipende dalle condizioni di ventilazione del bacino di Santiago. Che io sappia non esiste uno studio scientifico sull’impatto delle grigliate sull’inquinamento”.

Ma considerando che un kg di carbone produce 3,67 kg di anidride carbonica (Co2) e per un “asado” servono 2 kg di carbone, mentre un litro di diesel emette nell’aria 2,67 kg di Co2 e un autobus in 10 km consuma in media 4 litri di combustibile, quindi poco più di 10 kg di Co2, si può concludere che mangiarsi una bistecca o una salsiccia grigliata non è poi così inquinante. Ma Orrego ha difeso il suo no alle grigliate, anche per il match contro la Spagna. “Non si tratta di una misura isolata – continua – Questa è la prima pre-emergenza che abbiamo quest’anno dopo 4 giorni consecutivi di allerta ambientale. Qui c’è in gioco la salute e la vita delle persone, soprattutto bambini e anziani. Anche se sono stato preso in giro in tutti i modi, mi tocca reiterare questa richiesta. Io posso solo raccomandare alla gente di non prendere né legna né carbone e di non fare attività fisica fuori con qust’aria, ma ognuno risponde alla propria coscienza”.

Certo, in un Paese dove la maggior parte delle case non ha il riscaldamento in casa, ma si affida solo a qualche stufa, e dove le proibizioni non si contano, tra cui quella di vietare di giocare a palla e fare falò in spiaggia, quest’ultima sembra l’ennesima richiesta per togliere una delle poche occasioni di socializzazione e momenti di allegria a un popolo che è sempre molto misurato e compassato.

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