Toccherà alla Cassazione stabilire se il maxiprocesso contro l’Ilva potrà celebrarsi a Taranto o dovrà essere trasferito in un altro tribunale. Il giudice per le udienze preliminari Vilma Gilli, infatti, ha disposto la sospensione del procedimento e la trasmissione tutti gli atti alla suprema corte, che dovrà decidere sull’istanza di rimessione presentata dai legali di alcuni imputati che hanno denunciato l’eccessiva “pressione ambientale verso la chiusura dello stabilimento”, pressione in grado di condizionare il verdetto della magistratura ionica. Un’ipotesi alla quale la procura di Taranto si è opposta depositando nelle scorse ore una memoria di una decina di pagine nelle quali hanno spiegato come i giudicanti hanno sempre lavorato in serenità come dimostra la recente sentenza di assoluzione nei confronti dei Riva. 

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E mentre la strada giudiziaria si ferma in attesa della decisione della Cassazione, proprio a Roma il subcommissario Ilva, Edo Ronchi, in una conferenza stampa, ha dichiarato che “la qualità dell’aria a Taranto è buona, in particolare per le polveri sottili i dati sono tra i migliori delle città italiane” e “il benzo(a)pirene si è ridotto di dieci volte”. Per il sub commissario dell’Ilva, inoltre, nel quartiere Tamburi, a due passi dai camini dello stabilimento, i dati relativi alle emissioni industriali sono “ampiamente a norma per tutti i parametri”. Il processo di risanamento, quindi, secondo Ronchi sta dando dei risultati, ma per il futuro della fabbrica “è necessaria una disponibilità finanziaria effettiva di almeno 800 milioni: 550 per il 2014 e 250 fino a giugno 2015″. Denaro che a detta dell’ex ministro potrebbe essere prelevato dai conti correnti dei Riva bloccati dalla procura milanese in un altro procedimento giudiziario.

Intanto nella palestra del comando provinciale dei vigili del fuoco, dove si è svolta l’udienza di questa mattina, oltre agli avvocati degli imputati tra i quali Fabio e Nicola Riva, accusati di associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale insieme ad altri sette imputati, e ai sei pubblici ministeri guidati dal procuratore Franco Sebastio, si sono presentati alcuni legali che hanno annunciato diverse centinaia di richieste di costituzione di parte civile. Oltre a decine di operai Ilva, ai familiari di Francesco Zaccaria e Claudio Marsella, due operai morti dopo il sequestro degli impianti, alle associazione ambientaliste, anche i sindacati metalmeccanici Fiom, Fim e Uilm hanno chiesto di essere parte nel processo. “Vogliamo che si vada in fondo a questa vicenda – ha spiegato Maurizio Landini poco prima di entrare in aula – perché vogliamo che chi ha sbagliato si assuma la responsabilità e paghi e perché deve essere chiaro che occorre dare una prospettiva alla produzione dell’acciaio, che per noi è importante, garantendo investimenti che impediscano alle persone di morire dentro e fuori dalla fabbrica”.Tra le richieste che dovranno essere valutate dal giudice dopo il pronunciamento della corte di cassazione, c’è anche quella del comune di Taranto che, attraverso l’avvocato Luca Perrone, ha quantificato in 10 miliardi di euro i danni causati alla cittadinanza dalle emissioni nocive della fabbrica.

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