Condanna all’ergastolo per Denny Pruscino, e a 25 anni di reclusione per Katia Reginella. Dopo una lunga camera di consiglio, è questa la sentenza emessa dalla Corte d’Assise di Macerata per l’omicidio del piccolo Jason, il bimbo di due mesi ucciso dai genitori nel 2011, e il cui corpicino non è mai stato ritrovato. 

Il pm Cinzia Piccioni, dopo cinque ore di requisitoria, aveva chiesto il fine pena mai per entrambi. Il piccolo era nato da un’altra relazione avuta dalla donna, e scomparso nel nulla, nell’estate del 2011. I due coniugi sono accusati di omicidio volontario aggravato dai futili motivi e dalla crudeltà, e soppressione e occultamento del cadavere.

Il magistrato aveva chiesto anche che Pruscino fosse messo in isolamento diurno per 6 mesi e la Reginella per 2 mesi. La requisitoria della Piccioni era cominciata con un accenno alla sorte dei due fratellini di Jason, anche loro vittime, anche se sopravvissute, delle violenze dei genitori, una coppia segnata da una condizione di estremo degrado psicologico e sociale. Uno scivolò a terra dalle braccia della madre riportando un trauma devastante e una tetraparesi spastica (il piccolo, che non è in grado di parlare, è in adozione); l’altra venne colpita con una gomitata che le fratturò la clavicola. La bambina è in affido: soffre di ritardi psicomotori e deve seguire un programma di riabilitazione. Reginella, senza più i due figli, che le erano stati tolti dal Tribunale dei minori, ne mise al mondo un altro, Jason, che Denny riconobbe poi come suo dopo il matrimonio. Il pm avev mostrato l’unica foto del bambino ancora in vita, il fermo immagine di una videocamera sequestrata alla coppia: l’immagine di un bambino sano, come hanno testimoniato tutte le persone che lo hanno visto dopo la nascita, avvenuta il 9 maggio 2011.

Il 23-24 giugno, ad appena 50 giorni, Jason viene ucciso, ma fino al 6 luglio la morte viene tenuta segreta. Quel giorno sarà il nonno paterno a rendere noto che in casa del figlio, a Folignano (Ascoli Piceno), il piccolo non c’è più. Iniziano le perquisizioni, mesi di perlustrazioni senza esito, accompagnate dal silenzio dei due coniugi. Solo successivamente i due cominceranno ad ammettere qualcosa, per poi accusarsi vicendevolmente dell’omicidio.

Denny Pruscino confessa ai compagni di cella di essere stato lui a scagliare il bambino contro un divano di casa, perché piangeva troppo: la testa sarebbe finita contro l’intelaiatura in legno e Jason sarebbe morto. A fine giugno 2011 Denny e Katia gettano via il divano, per occultare le prove, e ne comprano uno nuovo. Il quadro di un'”azione efferata e riprovevole – aveva  osservato il pm – per la quale non c’è movente. È anche esclusa la premeditazione trattandosi di un gesto d’impeto”. “La soppressione del corpo e’ avvenuta in modo doloso e con il concorso di entrambi gli imputati. Hanno imposto al bambino una agonia straziante, e nessuno ci potrà mai dire quanto sia durata. Dopo che Denny aveva scagliato Jason contro il divano Katia scientemente ha omesso di prestare soccorso. Sarebbe bastato che avesse reagito, magari gridando o chiedendo aiuto per salvare il piccino…”.

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