Il Fondo monetario internazionale chiede al governo Renzi di fare di più per la crescita. Sì a “un riequilibrio di bilancio”, ma che sia “volto a ridurre le aliquote fiscali e ad aumentare la spesa produttiva” in modo da “sostenere la ripresa”. La politica di gestione dei conti pubblici, in particolare, deve sicuramente puntare a ridurre il rapporto debito-Pil e possibilmente arrivare all'”avanzo del saldo strutturale di bilancio il prossimo anno”, senza attendere il 2016 come previsto nel Documento di economia e finanza. Ma facendo attenzione a “evitare una stretta eccessiva”. Avanti tutta, poi, con la riforma della giustizia (compresa la reintroduzione del falso in bilancio) e il Jobs act. E iniziare a spostare risorse dalle pensioni d’oro – leggi rendite – all’istruzione, che è un investimento per il futuro. 

 

A illustrare la ricetta, molto meno improntata al rigore rispetto a quelle usualmente impartite da Bruxelles, è stata la delegazione dell’istituto di Washington che ha appena concluso la consueta visita annuale in Italia, durata quasi due settimane. Il vicedirettore del dipartimento europeo del Fmi, Aasim Husain, e il capo divisione per l’Italia, Kenneth Kang, dopo aver incontrato rappresentanti delle istituzioni e del mondo economico, martedì hanno presentato le loro conclusioni in una conferenza stampa congiunta con il ministro Pier Carlo Padoan, il direttore generale del Tesoro Vincenzo La Via e il rappresentante italiano presso il Fondo, Andrea Montanino. Positivo, con qualche riserva, il giudizio sull’agenda delle riforme, compreso il Jobs Act. Anche se ora occorre tradurre i propositi in misure concrete e strutturali. Abbastanza per far dire a Padoan che i voti ricevuti, pur non “pieni”, sono “buoni”. E “c‘è un grande riconoscimento dell’enorme sforzo in politica strutturale e finanziaria e anche dell’aggiustamento fiscale da parte del governo”. 

Rendere permanenti gli 80 euro e incentivare le imprese ad aumentare il capitale  – Nella dichiarazione finale della missione si legge che l’esecutivo dovrebbe puntare a ottenere “maggiori risparmi dalla revisione della spesa pubblica” e concedere al tempo stesso “minori agevolazioni fiscali”. Le maggiori risorse che resterebbero nelle casse pubbliche andrebbero poi indirizzate ad “aumentare e rendere permanenti le riduzioni della tassazione sul lavoro” e dare “maggiori agevolazioni per l’Aiuto alla crescita economica per lo stimolo degli investimenti”. Il riferimento è all'”Ace”, l’incentivo alla patrimonializzazione (sotto forma di una deduzione fiscale) introdotto dal governo Monti.

Spostare le risorse dalle pensioni alte all’istruzione e alle politiche attive – Nel breve termine, serve poi “spostare le risorse dalle pensioni più elevate all’istruzione e alle politiche attive del lavoro” anche per ridurre “l’ampio squilibrio intergenerazionale”. 

Bene il programma di riforme, ma più impegno per creare lavoro – Positivo il giudizio sull’agenda delle riforme, per quanto in gran parte ancora sulla carta: “Il presidente del Consiglio Renzi ha definito un programma ambizioso per riformare la legge elettorale, il mercato del lavoro, il sistema giudiziario e il settore pubblico”, scrivono gli economisti del Fondo. Bene anche l’approvazione della delega fiscale, che “fornisce un quadro apprezzabile per semplificare e migliorare il sistema fiscale”. Ma all’Italia servono ulteriori “riforme strutturali per creare posti di lavoro e sostenere gli investimenti”. Non solo: occorre anche “innalzare la qualità delle politiche attive del lavoro”. 

E tra le indicazioni spunta una nuova gabbia salariale – Il livello della disoccupazione è “inaccettabile” e rende necessari “interventi di politica economica rapidi e coraggiosi”. Tra l’altro sarebbe opportuno “promuovere un maggiore utilizzo della contrattazione salariale a livello di impresa, insieme a una maggiore flessibilità dei contratti collettivi nazionali. Anche la differenziazione dei salari pubblici a livello regionale potrebbe contribuire a migliorare il legame tra produttività e salari nel settore privato”. Insomma, una specie di nuova gabbia salariale. Ma Padoan ha subito chiarito che l’affermazione va letta “con gli occhiali di oggi”: “Il termine gabbie salariali è demodé. Evoca un periodo nel quale non si parlava di riforma della P.a. e di meccanismi di incentivi”.

Giustizia più efficiente necessaria con urgenza per promuovere crescita – Tra le tante riforme che sarebbe opportuno portare a termine in fretta, quella della giustizia è particolarmente urgente agli occhi degli uomini di Christine Lagarde. “Un sistema giudiziario più efficiente” in Italia è “necessario con urgenza per promuovere la crescita, l’occupazione e il credito”, scrivono, ricordando che ”occorrono ancora più di 1.000 giorni per far rispettare un contratto” nonostante il fatto che sono stati compiuti ”progressi nell’ampio numero di casi pendenti davanti alle Corti”. “Proseguendo sulla scia delle recenti riforme occorrerebbe considerare la possibilità di rivedere le spese processuali, limitare l’eccessivo ricorso in appello, sviluppare indicatori di performance per tutte le Corti e incentivare l’utilizzo della mediazione”. Tra i suggerimenti, anche la promozione delle migliori pratiche regionali, come il Programma Strasburgo della Corte di Torino, per ridurre il divario di performance.

Norme anticorruzione efficaci, ma vanno rafforzate. E reintrodurre il falso in bilancio – “Le norme anti-corruzione varate dall’Italia nel 2012 sono efficaci”, ha detto Kang. Apparentemente incurante degli scandali delle ultime settimane, dalla cupola Expo al Mose fino ai finanzieri corrotti. Subito dopo, però, ha in parte corretto il tiro dicendo che le leggi approvate durante il governo Monti sono state solo “un passo in avanti nella direzione giusta, ma c’è spazio per rafforzare le regole in materia”. “Apprezzate” le misure approvate per fornire maggiori poteri all’Autorità anticorruzione di Raffaele Cantone. Ma “l’ordinamento giuridico potrebbe essere ulteriormente migliorato, in particolare tramite l’introduzione del reato di falso in bilancio e la modifica delle norme sulla prescrizione”.

Aumentare la concorrenza nei servizi – Il governo viene anche invitato a tradurre in legge entro settembre 2014 le raccomandazioni dell’Autorità garante della concorrenza: “Sarebbe un importante primo passo per aumentare la concorrenza e incoraggiare nuovi entranti riducendo il costo dei servizi”. 

Promosso il Jobs Act. Sì al contratto a tutele crescenti – Per quanto riguarda gli interventi sul mercato del lavoro, promosso il Jobs act, che “delinea un insieme di proposte volte ad accrescere la partecipazione e risolvere il dualismo”. Una volta tradotte in misure concrete, “si rafforzerà l’incentivo ad assumere e investire nei lavoratori. In particolare, un contratto a tutele crescenti aumenterebbe l’equità tramite la riduzione del dualismo e, specialmente se dovesse sostituire gli attuali contratti a tempo indeterminato”, conclude la delegazione del Fmi. La sperimentazione di una forma contrattuale che tuteli i lavoratori in modo più completo mano a mano che aumenta la loro anzianità aziendale è in effetti previsto nel Ddl delega sul lavoro, in discussione alla commissione Lavoro del Senato.

Cambiamenti strutturali per attrarre imprese innovative – “Cambiamenti strutturali profondi sono necessari per rendere l’Italia un Paese più dinamico, che si adatti rapidamente a un mondo in continua evoluzione e che sia capace di attrarre imprenditori innovativi”, si legge ancora nel documento. “Il mercato del lavoro, la politica della concorrenza, le piccole e medie imprese e il sistema giudiziario sono quattro aree connesse”, e con una loro riforma “si libererebbe un notevole potenziale di crescita. 

Le banche devono smaltire più rapidamente i crediti in sofferenza – Gli economisti di Washington indirizzano un avvertimento anche alle banche italiane: i loro crediti in sofferenza “continuano a crescere, raggiungendo il livello record del 16% dei prestiti”, e gli istituti non tengono il passo nel cancellare i crediti rispetto alle nuove sofferenze. “Serve maggiore pressione allo smaltimento dei crediti in sofferenza al fine di liberare risorse e favorire nuovi prestiti durante la ripresa”.

Per arrivare al saldo strutturale di bilancio “intervenire in modo graduale” – Sul fronte dei conti pubblici le dichiarazioni finali riconoscono che “dopo parecchi anni di difficile risanamento, l’Italia ha conseguito uno degli avanzi primari più elevati dell’area euro”. Non per niente si tratta di uno dei risultati più spesso rivendicati al Paese dal ministro Padoan. “Tuttavia, occorre fare di più per ridurre l’alto livello di debito pubblico e rafforzare la resilienza delle finanze pubbliche”. Ma, “a breve termine, la politica di bilancio deve assicurare il delicato equilibrio tra collocare il rapporto debito/Pil su un sentiero di riduzione ed evitare una stretta eccessiva che faccia deragliare la fragile ripresa economica”. Come arrivarci? “A condizione che la ripresa si rafforzi, sarebbe opportuno un contenuto avanzo del saldo strutturale di bilancio il prossimo anno al fine di ridurre il debito più velocemente. Questo obiettivo verrebbe meglio conseguito se si intervenisse in modo graduale, al fine di evitare un aggiustamento ampio”. Come dire che occorre fare il possibile per evitare pesanti manovre. 

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