Il più importante campionato al mondo di basket si tinge d’azzurro. Marco Belinelli è il primo italiano a vincere un titolo Nba. È un po’ come uno sbarco sulla luna per la nostra pallacanestro. Piantiamo il tricolore nell’albo d’oro della lega americana, dove il gioco è nato e ha forma propria: più forte, ricco e spettacolare. L’Italia ci arriva grazie a questo ragazzo bolognese di 28 anni, in passato vicino al volo di ritorno nel Vecchio Continente. Non si è arreso, ha rilanciato la sfida. Ancora una volta quest’estate, quando ha accettato l’offerta di San Antonio rinunciando a ingaggi migliori perché cercava una squadra che gli permettesse di vincere. È accaduto davvero: “Chi l’avrebbe mai detto? Questo successo è per tutta la mia famiglia e per chi ha creduto in me – il primo commento di Marco – ma una dedica va anche a chi diceva che non sarei mai riuscito a crescere in questa lega. Mi hanno dato una motivazione incredibile e adesso sono campione Nba”.

I suoi Spurs conquistano l’anello, premio per i vincitori, battendo 104-87 in gara-5 delle Finals i Miami Heat di LeBron James, vendicando così la beffa dello scorso anno. San Antonio non è una squadra, ma il manifesto del basket e della nuova Nba, un tempo sogno proibito per i giocatori stranieri. Oltre a quella statunitense, sono sei le bandiere presenti nel team allenato da Gregg Popovich. Insieme all’Italia, sul tetto della pallacanestro mondiale, ci sono Brasile, Francia, Argentina, Australia e Canada. Una multinazionale dei canestri che dalla contaminazione ha tratto grandi benefici, giocando un basket meno muscolare e più tecnico, a tratti prossimo alla perfezione nel corso delle Finals. Tre i punti fermi: Tim Duncan (38 anni), Manu Ginobili (37) e Tony Parker (32). Incarnano la storia della franchigia e l’hanno trascinata a quattro titoli, dopo il primo vinto dal solo Duncan nel 1999. Quest’anno Marco ha dato una grossa mano con 11.4 punti di media in stagione regolare e ha posato il suo mattoncino anche nella gara decisiva (4 punti, 2 rimbalzi, 1 assist in 8’). Entrato in un momento di grande difficoltà per San Antonio, Belinelli ha piazzato il canestro che ha scatenato una rimonta trasformatasi in cavalcata trionfale. In poco più di un quarto di gioco, i texani sono passati dal profondo rosso al controllo totale del match in attesa della sirena finale.

Dopo sette anni di Nba e cinque squadre diverse, l’azzurro sorride e vince. Scelto dai Golden State Warriors nel 2007, è transitato da Toronto, New Orleans e Chicago vivendo anche periodi bui e scarsa considerazione nei suoi confronti. Poi dal 2010 un crescendo continuo di prestazioni l’ha portato pian piano a essere il primo italiano a superare un turno playoff, a vincere la gara di tiro da 3 punti all’All Star Game e a giocarsi il titolo. A San Giovanni in Persiceto, dove Belinelli è nato, è stata una notte d’attesa. In centinaia si sono ritrovati all’interno della bocciofila per seguire in diretta la gara decisiva e brindare alla vittoria del ‘Beli’. È arrivata mentre il sole sorgeva. E pensare che gli era stato consigliato di tornare in Europa. 

Twitter: @AndreaTundo1

 

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