“Renzi batta un colpo, il Movimento 5 stelle risponderà”. Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio compiono il passo impensabile e cercano il confronto con il Partito democratico sulla legge elettorale. Ma a sedersi al tavolo il presidente del Consiglio li aveva invitati quasi sei mesi fa, prima del patto con Silvio Berlusconi per le riforme e prima di vincere le elezioni con oltre il 40 per cento dei voti. Così nel pomeriggio Matteo Renzi risponde e detta le sue regole in un’intervista al Tg5: “Il Pd sulle riforme è pronto a discutere con tutti. Io credo che l’accordo che abbiamo siglato regga. Ma se la Lega e Grillo vogliono sedersi intorno ad un tavolo sono i benvenuti“. Ora è il leader Pd a chiedere la diretta dell’eventuale incontro: “Questa volta, magari, lo streaming lo chiediamo noi. E’ bene che non ci siano né patti segreti né giochini strani. Con Grillo diciamo che non ci si annoia mai. Fa “un po’ ridere” questa corsa alle riforme perché “fino a tre-quattro settimane fa sembrava che le riforme le volessimo fare soltanto noi, e anzi che ci fossimo incaponiti”.

In coda a chiedere un incontro c’è Matteo Salvini, leader del Carroccio, ma soprattutto a sorpresa il Movimento 5 stelle. L’annuncio arriva sul blog dopo settimane di poche apparizioni pubbliche, polemiche sulla scelta del gruppo con cui allearsi in Ue e la confusione di un’autocritica post elezioni fatta a metà tra il silenzio e i regolamenti di conti in assemblea. “Se Renzi ritiene che la legge M5S possa essere la base per una discussione comune, il cui esito dovrà comunque essere ratificato dagli iscritti, Renzi batta un colpo. Il M5S risponderà. La nostra legge è di impronta proporzionale, non è stata scritta su misura per farci vincere come è stato per l’Italicum, scritto per farci perdere”. Il blog annuncia anche la delegazione che potrebbe incontrare il Pd: i due capigruppo Giuseppe Brescia e Maurizio Buccarella, il responsabile della proposta di legge Danilo Toninelli e Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera. Il Partito democratico tiene aperta la porta. “Pronti a confrontarci con tutti, nel rispetto e delle posizioni diverse. Per noi la priorità restano le riforme istituzionali, Senato, titolo V e legge elettorale che garantisca governabilità e certezza di chi vince e chi perde, secondo il percorso che abbiamo individuato. Visti i precedenti con i 5 Stelle, suggeriamo comunque l’adozione dello streaming per eventuali incontri futuri”. Possibilista anche Debora Serracchiani: “L’annuncio di una apertura non ci coglie impreparati, perché la nostra disponibilità a un confronto a tutto campo l’abbiamo dichiarata da molto tempo. Dopo l’annuncio però bisogna vedere come intende passare alla prova dei fatti”. La prima risposta da casa Pd era arrivata da Maurizio Martina, ministro delle Politiche agricole su SkyTg24: “Se davvero siamo di fronte a un’apertura sincera, sarebbe impossibile sottrarsi al confronto. Anzi, sono certo che il Pd deve farsi avanti, se Grillo ha deciso di scongelare i suoi voti e di metterli veramemente a disposizione del cambiamento, vuol dire che il Pd ha prodotto un effetto non banale che va oltre se stesso”. Insomma, “bisogna andare a vedere le carte, bisogna andare a vedere effettivamente dove vuole arrivare e sperare che non sia un bluff“.

Il Movimento 5 stella cambia strategia e prova a uscire dall’angolo del post elezioni: “Ci candidiamo a diventare l’ago della bilancia”, commenta a SkyTg24 Di Maio. “Il Patto del Nazareno è sempre più debole e noi siamo a un bivio, ovvero la legge elettorale deve farla Berlusconi o il M5S? E’ Berlusconi l’ago della bilancia? Vogliamo esserlo noi. Lo streaming? Non credo sia essenziale”. Poi su twitter specifica: “Sì allo streaming”. Proprio l’ex Cavaliere diventa così la pedina che potrebbe saltare nel caso di un accordo tra le parti. Scenari prematuri, ma che diventano possibili se nell’arena parlamentare scendono in campo anche i 5 stelle. E nei giorni scorsi qualcosa era già cambiato, prima con la lettera al ministro Orlando per collaborare sulla giustizia, poi con il governo che è andato sotto nel voto sulla responsabilità civile dei magistrati. Lunedì 16 giugno è prevista una conferenza stampa dei 5 stelle per chiedere ufficialmente l’incontro con il Pd. “Non si tratta di un’apertura globale”, dice il deputato Danilo Toninelli a Radio Capital, “ma di di merito, materia per materia. La legge elettorale potrebbe essere sicuramente un passo avanti verso la sostituzione a Forza Italia, che oggi porta avanti un appoggio alla maggioranza che danneggia qualsiasi idea di buona riforma”.

Sedersi allo stesso tavolo del Partito democratico. E’ una strategia politica che i leader e i più fedeli del Movimento non hanno mai accettato. L’ultimo confronto in streaming era stato con Matteo Renzi il giorno delle consultazioni per il nuovo governo. Poco meno di dieci minuti, il tempo di sedersi e finire ad alzare la voce. Grillo se ne andò dicendo: “Non voleva nessun accordo con noi, non aveva senso restare”. Ma quella scena divise le due anime del Movimento: da una parte i dialoganti indignati per i toni, dall’altra i puri del “con gli altri partiti mai”. Oggi qualcosa sembra essere cambiato, anche se il risultato del voto europeo li mette in una posizione di debolezza. “Sono avvenute due cose che hanno cambiato lo scenario”, spiegano i fondatori sul blog. “Il M5S ha una legge approvata dai suoi iscritti (e non discussa a porte chiuse in un ufficio in via del Nazareno)” e Renzi “è stato legittimato da un voto popolare e non a maggioranza dai soli voti della direzione del Pd. Quindi qualcosa, anzi molto, è cambiato”. La legge uscita dalla consultazione online, accompagnata dalle delucidazioni tecniche del professor Aldo Giannuli, è sostanzialmente un proporzionale corretto. Quanto al testo Renzi-Berlusconi, dopo vari ritocchi a marzo la Camera ha approvato una legge proprzionale sì, ma con premio di maggioranza per chi supera il 37% dei consensi.

Ma la nuova partita tra i 5 Stelle e il Pd rischia di fare una vittima illustre, Silvio Berlusconi. Perché oltre alla legge elettorale, contrattata da Renzi con il leader di Forza Italia in mezzo a mille polemiche legate alla condanna definitiva per frode fiscale e alla conseguente decadenza da senatore, pochi giorni fa le prove tecniche di dialogo tra grillini e democratici sono state avviate sulla giustizia, tema ultrasensibile per Berlusconi. Una delegazione del Movimento 5 Stelle ha incontrato il ministro della Giustizia Andrea Orlando per proporgli l’appoggio sul ddl anticorruzione ora fermo al Senato, in attesa di un testo governativo che i parlamentari pentastellati hanno chiesto di non presentare. “Berlusconi dal canto suo decida come stare in questa partita e il Pd -ha concluso Martina- guidi questo cambiamento. Non c’è un motivo per escludere nessuno in via pregiudiziale”.

Un annuncio che ha lasciato a bocca aperta la base, ma soprattutto molti tra i parlamentari. “Svegliarsi la mattina”, commenta il deputato Cristian Iannuzzi, “e scoprire che la linea del Movimento 5 stelle è cambiata non ha prezzo”. Perplessi alcuni dei critici che invocano più partecipazione nel metodo decisionale. Mara Mucci scrive su Twitter: “In politica il metodo è sostanza. Il metodo a 5 stelle prevede la partecipazione nei percorsi decisionali. Dov’è?”. Le risponde subito il critico Walter Rizzetto: “Io mi son addormentato pure oggi e ho sognato cambiamenti. Forse è meglio se torno a dormire”. Sorride Luis Alberto Orellana, espulso nei mesi scorsi dal gruppo e noto per essere tra i promotori dell’apertura. “Sono contento della disponibilità del M5S ad incontrare il premier Matteo Renzi sulla legge elettorale e auspico che sia l’inizio di un diverso approccio, di un cambio di passo nella politica”. Sottolinea poi come “questa apertura al dialogo corrisponda a quanto da me richiesto più e più volte. Dopo l’espulsione, gli insulti, le minacce di morte, ecco la conferma di essere ed essere stato sempre nel giusto. Lo sapevo che questo momento sarebbe arrivato e ora anche i fatti mi danno ragione”.

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