Forse gli italiani cominciano finalmente a capire che la democrazia è più bella che le altre forme di governo, ma anche molto più complicata. Perché la democrazia per funzionare bene occorre che tutti i cittadini, possibilmente dal primo all’ultimo, facciano il loro dovere fino in fondo e rinuncino al più semplice e comodo metodo di fare il tifo per il politico di turno più abile nel marketing elettorale (che troppo spesso pensa invece solo a farsi gli affari propri).

Purtroppo non ci sono più partiti veri con ideali veri che traccino alla politica il percorso da seguire (non è un problema solo italiano), così ai grandi ideali si è sostituito il ben più modesto culto della personalità per questo o quel leader politico capace di catalizzare in qualche modo i favori della gente.

Democraticamente è un grave errore, che può portare anche alla fine della democrazia, ma in Italia da vent’anni è così, e Renzi non è altro che il “fenomeno” del momento. Non è solo bravo, è anche fortunato, perché si è trovato al posto giusto nel momento giusto, e lui ha saputo cogliere al volo l’occasione facendo il pieno di voti popolari, a tutto vantaggio del Partito Democratico.

Fino al recente passato, quando i popoli (o i loro monarchi) smarrivano il proprio senso di responsabilità, arrivava sempre una guerra di espansione dei monarchi confinanti a risvegliare le coscienze e il senso di responsabilità della gente. Adesso è molto meno probabile una guerra cruenta tra i paesi industrializzati, molto più probabili sono le “guerre” di tipo finanziario ed economico. “Guerre” che spetta sempre alla politica (oltre che ai capitalisti, per conto proprio) cercare di governare.

E questo è proprio il punto di maggior debolezza dell’ Italia negli ultimi vent’anni. La crisi finanziaria globale ci è cascata addosso con tutto il suo peso nel 2011, e noi l’abbiamo affrontata con una forza politica praticamente già azzerata dalle ruberie, dagli egoismi e dalle incapacità della gran parte della nostra classe politica. La colpa però non è solo dei politici, ma anche di quei milioni di italiani che così a lungo si son fatti ammaliare dalle “sirene” dei venditori di fumo e infinocchiare dagli spacciatori di culto della personalità, autentico veleno della democrazia.

La crisi politico-finanziaria non è però l’unico grave problema che ha colpito la nostra economia, c’è anche, e colpisce un po’ dappertutto a livello globale, il gravissimo problema dell’occupazione. La rivoluzione che c’è stata nel mondo del lavoro in questi ultimi 50 anni non è meno importante di quella avvenuta un secolo fa con l’avvento dell’industrializzazione. Solo che stavolta, sotto il profilo occupazionale, il fenomeno è alla rovescia: crea meno occupazione! Quindi ci sarà nel prossimo futuro una lunga fase di adeguamento e di… sfruttamento dei lavoratori, essendo il posto di lavoro un bene sempre più raro da trovare.

Si creeranno nuovi lavori, non c’e’ dubbio, ma non si vede proprio quale magnete potrebbe sostituire con la stessa efficacia la creazione di milioni di posti di lavoro avuta nel periodo dell’industrializzazione. Oggi non solo le grandi fabbriche, ma persino le grandi banche licenziano, e non e’ un fenomeno temporaneo. Su tutti questi fronti l’Italia ha già perso la sua guerra e si deve adeguare purtroppo a fare certe concessioni.

Sotto il profilo politico perciò in questo momento Renzi rappresenta il “meno peggio” possibile. Un po’ come la Dc degli anni 80. Ci sono molte cose che non piacciono nel suo programma, io condivido molte critiche (Italicum in primis), ma forse ha ragione lui, questo è ciò che è possibile fare oggi. Per fare di più sarebbe necessario essere più forti politicamente. Non solo in Italia però, siamo in piena globalizzaione e per cambiare le cose come piacerebbe a noi bisognerebbe avere forti alleati a livello globale. Alleati che non ci sono (a parte, forse, Hollande). Quindi bisogna adeguarsi al meno peggio.

In fondo Renzi ha già fatto una cosa importantissima: ha ridato fiducia nella possibile ripresa. Fermarlo adesso sarebbe un suicidio per tutti.

Dallas, Texas

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