Saranno 47 milioni di euro i soldi pubblici che lo Stato spenderà a sostegno dell’editoria italiana nel 2014, ma questa volta le risorse saranno utilizzate per raggiungere due obiettivi principali: creare occupazione e favorire per la prima volta l’innovazione tecnologica, in particolare di start-up e progetti digitali. Il sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega all’editoria Luca Lotti ha annunciato per i prossimi giorni il decreto che fisserà le linee guida del Fondo straordinario di 120 milioni di euro per il triennio 2014-2016, aggiungendo che a settembre partirà con un decreto legge la riforma dei contributi diretti per quei giornali che garantiscano “una soglia di numero copie, numero dipendenti e fatturato”.

Sul fronte dell’occupazione l’obiettivo del politico del Pd è creare mille posti di lavoro fino al 2016, considerando sia i nuovi assunti a tempo indeterminato sia quelli a tempo determinato. Il picco degli ingressi nelle redazioni dovrebbe registrarsi nella seconda metà dell’anno prossimo, secondo Lotti. Dei 47 milioni complessivi a disposizione nel 2014 circa 20 milioni sono riservati perciò al tema dell’occupazione. Stessa cifra che dovrebbe essere mantenuta per i due anni successivi quando il Fondo straordinario avrà a disposizione in tutto circa 40 milioni di euro nel 2015 e 30 milioni nel 2016.

Per far sì che la nuova occupazione si traduca in posti di lavoro stabili, Lotti ha posto due paletti: innanzitutto gli incentivi che copriranno la quasi totalità delle spese di assunzione saranno solo per chi offrirà posti di lavoro a tempo indeterminato; per i contratti a tempo determinato saranno proporzionalmente inferiori. In secondo luogo, per controllare il corretto uso dei fondi il governo avvierà verifiche periodiche che, in caso di irregolarità, potranno portare anche al blocco finale degli stanziamenti. L’intenzione di Lotti è favorire il ricambio generazionale nei giornali aiutando i più giovani a entrare nel mercato del lavoro anche se, per riuscirci, deve in contemporanea accompagnare alla pensione i redattori più anziani. Ecco perché meno della metà dei 47 milioni di euro pianificati quest’anno sarà assorbito da ristrutturazioni aziendali e prepensionamenti. Una parte residuale finirà invece a sostegno degli ammortizzatori sociali, come la cassa integrazione, in parte finanziati dagli editori.

Quello che per la prima volta compare invece come priorità del governo a sostegno dell’editoria italiana è che si lancia una sfida agli editori sul campo dell’innovazione tecnologica: seppur con una quota residuale del Fondo (circa 5 milioni di euro) vengono stanziati incentivi per le case editrici che investono nel digitale mentre per chi fonda una società completamente nuova o crea applicazioni innovative in campo editoriale ci sarà un premio su misura. Ma il vero nodo da sciogliere per il sottosegretario del governo di Matteo Renzi è allocare al meglio le risorse disponibili a fronte di un settore che versa da tempo in forte crisi e dove, solo l’anno scorso, i posti di lavoro persi sono stati 600. Senza contare che il sindacato nazionale Fnsi e l’associazione degli editori Fieg devono ancora firmare il rinnovo del nuovo contratto nazionale dei giornalisti, ma il presidente Fieg Giulio Anselmi è in scadenza e al suo posto potrebbe arrivare un successore meno propenso a trovare un accordo. 

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