Cinque giorni di incontri, mostre, degustazioni, assaggi, workshop, seminari e visite tra colline e castelli per confrontarsi sulla nuova vocazione all’eccellenza di alcuni settori produttivi italiani. È questo il ricco programma della prima edizione di Food Wine Design Week, manifestazione in corso di svolgimento nelle Langhe piemontesi fino a lunedì 9 giugno. L’obiettivo di fondo dell’evento è di unire le innovazioni del design alla migliore tradizione italiana dell’enogastronomia. Non a caso l’intuizione alla base della sua creazione è di Aldo Cingolani, presidente della Bertone Design, e di Franco Miroglio, proprietario di Tenuta Carretta di Piobesi d’Alba e responsabile del comparto vinicolo della famiglia Miroglio, pronti a unire le loro diverse competenze imprenditoriali per elevare il concetto di alimentazione di qualità e farlo percepire come qualcosa che appartiene all’universo culturale, antico e moderno.

«L’iniziativa di Food Wine Design Week nasce senza sovvenzioni pubbliche per fare rete nel territorio e mostrare le eccellenze sin qui non sempre note di una terra ricca invece di tradizioni – ha sottolineato Franco Miroglio – vuole diventare un appuntamento annuale dove ripensare il cibo e lo stile italiano». Tutto questo, applicato al territorio delle Langhe, significa cantine nascoste tra le vigne dove, tra arredamenti di botti di legno, bottiglie e calici di degustazione, oggetti capaci di avvicinare l’uomo ai sapori della natura, nascono quotidianamente vini di pregio. Ma anche castelli, tenute millenarie e tutta la storia artistica ed enogastronomica di località come Alba, Pollenzo, nei poderi e nelle cantine Oddero la Morra e nella Borgata Cerequio, Serralunga d’Alba e Piobesi d’Alba, dominate dai profumi del Barolo e del Barbaresco.

Luoghi ideali per lezioni di design, corsi di cucina con grandi chef ed eventi artistici che esprimono al meglio la contaminazione di ambiti alla base del Food Wine Design Week come la mostra “Nudi o Vestiti? Comunicare con il packaging” presso la “Banca del vino” di Pollenzo nella quale proprio il packaging, spesso accusato di essere un fattore negativo di inquinamento, diventa invece un prodotto di design carico di valori e funzioni e molto attento anche alle questioni della sostenibilità.

Un’esperienza ricca e composita, insomma, che si colloca fuori dagli schemi dei consueti eventi legati al cibo: «Siamo davanti ad un momento di grande trasformazione culturale dove il cibo è il segno di uno stile connaturato all’essere italiano. Uno stile che ci invidiano e che non possiamo dimenticare – ha spiegato Aldo Cingolani – legare il food al design non è un azzardo come può sembrare, ma la naturale espressione di una realtà in cui il design non è solo pensare una forma ma è un approccio, un modo di agire e progettare tutto ciò che ci riguarda. Anche il cibo, appunto».

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