L’Unità in sciopero. Il comitato di redazione del quotidiano fondato da Antonio Gramsci annuncia la protesta contro l’ennesimo rinvio delle decisioni dell’assemblea dei soci. E punta il dito contro il “senso di responsabilità” che è mancato anche, tra gli altri, al Partito democratico: “Ora non si tiri indietro”, si legge nella nota. “Sulla pelle dei lavoratori e alle spalle dei lettori, si stanno portando avanti manovre che minano il futuro dell’Unità. Il giorno decisivo è stato il giorno dell’ennesimo rinvio. L’assemblea dei soci, chiamata a decidere sulla ricapitalizzazione o su una liquidazione della società, ha rinviato il tutto al 12 giugno. Una scelta grave, inaccettabile”. E’ la presa di posizione del comitato di redazione del quotidiano, che annuncia: “Per questo domani non saremo in edicola. Per questo, fino al 12 giugno, proseguirà lo sciopero delle firme“.

“Per senso di responsabilità e amore del nostro giornale – sottolinea il cdr – abbiamo garantito l’uscita dell’Unità, nonostante il mancato pagamento degli stipendi e l’irresponsabilità di una azienda che nulla ha fatto per supportare adeguatamente il prodotto. Un prodotto che, come dimostrano l’attaccamento dei lettori e il successo dei supplementi legati al novantesimo anniversario della testata (ultimo lo speciale su Enrico Berlinguer), ha ancora un significativo spazio di mercato. Lo stesso senso di responsabilità dimostrato nei fatti dai lavoratori, è fin qui mancato a Matteo Fago, Maurizio Mian, Renato Soru, Maria Claudia Ioannucci e allo stesso Pd, che pur avendo una quota minoritaria nell’azionariato, non può chiamarsi fuori quando è chiaramente a rischio l’esistenza stessa de l’Unità. Non permetteremo a nessuno di mettere a tacere una voce che sempre è stata e vuol continuare ad essere libera”.

La Repubblica tradita

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