Sale la posta in gioco per il presidente della Consob nel caso Unipol-Fondiaria Sai. Dopo l’accusa di aver ignorato le valutazioni dell’ufficio Analisi quantitative della stessa Commissione sul valore reale dei derivati in pancia al gruppo delle coop all’epoca della fusione con la Compagnia dei Ligresti, ora spunta anche quella di aver causato il crollo in Borsa del titolo FonSai e della sua controllante. A formularla è sempre l’ex commissario Michele Pezzinga. Secondo il quale, nel gennaio 2012 Giuseppe Vegas, consigliando Unipol su come correggere l’operazione con FonSai per evitare l’imposizione di una costosa Offerta pubblica di acquisto, la cui prospettiva allettava il mercato, causò appunto un notevole tonfo del valore delle azioni Fondiaria e dell’intera galassia Ligresti.

In particolare Pezzinga, che è stato sentito dal Procuratore di Milano Luigi Orsi come testimone il 28 ottobre 2013, ha spiegato al magistrato la “sostanza” delle sue critiche all’iniziativa di Vegas, che aveva tra l’altro già espresso in un’intervista a Repubblica del 30 gennaio 2012 bollando come “irrituale” la mossa del presidente della vigilanza dei mercati. “L’obiezione non riguarda una mera questione stilistica ma di sostanza  – ha detto al pm milanese – Se lei va a guardare l’effetto di Borsa delle ‘raccomandazioni’ di Vegas, vedrà che i titoli di Premafin (la holding che controllava FonSai che avrebbe maggiormente beneficiato dell’Opa, ndr) il giorno dopo hanno perso il 22%, quelli di FonSai l’8,23% e quelli della Milano Assicurazioni il 6,7%”.

“Il crollo di quotazione – ha aggiunto – era evidente effetto delle dichiarazioni di Vegas secondo le quali non vi sarebbe stata alcuna Opa, ciò che rendeva meno appetibili questi titoli”. Pezzinga ha poi detto a Orsi come, dopo l’intervista a Repubblica in cui aveva stigmatizzato il comportamento di Vegas, “una parte della stampa mi definì una ‘scheggia impazzita’. Nessun collega commissario chiese chiarimenti a Vegas, forse temendo una campagna di stampa come quella che mi era stata riservata”. A tal proposito, in una recente intervista alla StampaVegas ha difeso il suo comportamento nell’operazione UnipolSai affermando di aver fatto semplicemente “moral suasion“. “Nagel (l’amministratore delegato di Mediobanca, creditrice sia di Fondiaria che di Unipol, ndr) venne con la proposta di concedere una buonuscita ai Ligresti. Io mi limitai a dire che in quel caso si sarebbe dovuti ricorrere a un’Opa da parte di Unipol, perché voleva dire che c’erano delle risorse per pagare i Ligresti”. Grazie alle sue indicazioni, rivendica Vegas, “non ci fu una buonuscita ai Ligresti”.

E proprio su questo punto che si incardina l’ormai annosa questione del ‘papello‘ sottoscritto da Nagel e da Salvatore Ligresti nel maggio del 2012 che è costato all’amministratore delegato di Piazzetta Cuccia l’iscrizione nel registro degli indagati per ostacolo alla vigilanza. Anche di questo tema ha parlato Pezzinga al pm milanese che sta indagando sul tracollo del gruppo del costruttore siciliano, adombrando di fatto, benché non esplicitamente, il sospetto di una fuga di notizie riservate dalla stessa Commissione di vigilanza. L’ex commissario ha infatti sottolineato che il documento con cui l’ad Mediobanca sottoscriveva – “per presa visione e sotto minaccia di suicidio dell’ingegnere”, è stata in sintesi la giustificazione del banchiere – la concessione di lauti benefici alla famiglia Ligresti venne firmato due giorni dopo che la Consob aveva deciso di esentare Unipol dall’Opa su Fonsai, penalizzando i Ligresti, ma prima che la decisione venisse resa pubblica.

Il sospetto dell’ex commissario, in sostanza, è che dunque ci sia “una connessione” tra la decisione della Commissione di Vegas e il presunto accordo segreto seguito quindi alla cancellazione di qualsiasi beneficio per i Ligresti. Ricostruendo l’iter con cui la Consob è arrivata alla decisione di concedere l’esenzione dall’Opa a Unipol, Pezzinga ricorda che il quesito di Unipol alla Consob sull’operazione venne presentato il 18 febbraio 2012 e discusso dalla Commissione nella riunione del 15 maggio successivo, al termine dell’istruttoria degli uffici. In quella seduta, sottolinea, “fu specialmente il commissario Enriques a chiedere di integrare la bozza di risposta predisposta dagli uffici” con “precisi paletti” relativi “all’esclusione” del diritto recesso e della manleva per i Ligresti, paletti che “che prima del 15 maggio a nessuno in Consob è venuto in mente di porre“. A quel punto, racconta ancora Pezzinga, “gli uffici hanno quindi integrato il documento con i suggerimenti indicati”.

Il dispositivo della decisione della Commissione venne reso noto da Unipol il 22 maggio mentre il parere, nella sua integrità, venne pubblicato il 24 maggio. A questo punto Pezzinga lancia il sospetto che il papello possa essere stato firmato già sapendo di una delibera che la Consob aveva assunto ma di cui il mercato era ancora all’oscuro. “Tenendo presenti queste date – mette a verbale Pezzinga – mi viene in mente che nel corso della riunione del 15 maggio il presidente Vegas raccomandò ai commissari la massima riservatezza su questa decisione che sarebbe diventata pubblica una settimana dopo. Quando ho poi saputo dai giornali, nel corso dell’estate del 2012, che Nagel e Salvatore Ligresti hanno siglato il famoso papello il 17 maggio 2012, non ho potuto fare a meno di pensare che quella firma potesse avere una connessione con la suddetta decisione della commissione così negativa per Ligresti”. 

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