Cari Cinque Stelle, ma eravate davvero così deboli?

Vedendo le polemiche, le divisioni di questi giorni vorrei proprio farvi due domande. Spero che mi rispondiate.

1. Pensate davvero che abbia senso scendere in politica soltanto per vincere?
2. I vostri ideali erano così fragili che può bastare una sconfitta per mandare tutto all’aria?

Certo, di sbagli ne sono stati fatti tanti, ma erano già ben chiari prima delle elezioni. Fa una certa malinconia vederli rinfacciare a Grillo soltanto ora che ha (avete) perso: come dire, si vince tutti, ma perde solo lui. Perché non avete parlato prima, quando nessuno osava toccarlo, metterlo in discussione?

Si può puntare il dito sui toni eccessivamente rabbiosi, sulla mancanza di slancio, di speranza. Si può criticare una leadership troppo verticistica. Si può mettere in discussione la chiusura totale in occasione delle presidenziali, delle consultazioni di Renzi. Si possono criticare i metodi di selezione dei candidati: volendo (giustamente) proporre una nuova classe dirigente, si sono scelti meccanismi inadeguati. Che premiano i più fedeli, non i più capaci o liberi. Che escludono gli esterni, con il rischio di ricreare quegli apparati di partito che volete combattere.

Tutto vero, come quell’insofferenza verso ogni ideologia che ha rischiato di diventare silenzio anche sugli ideali. Che sono cosa ben diversa, che sono l’ossatura di un movimento. Che meritano di essere perseguiti con tutte le proprie forze, che si vinca o si perda.

Allora, dobbiamo considerare già chiusa la vostra esperienza? E la lotta alla corruzione, la trasparenza, la tutela dell’ambiente, la partecipazione diretta dei cittadini?

E’ stata soltanto la battaglia di una stagione?

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