“Decideremo nelle prossime ore le nuove nomine”. Il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti non fa nomi sul nuovo commissario straordinario dell’Ilva di Taranto, e aggiunge solo che la decisione sarà presa “in base anche al piano industriale e alla sua fattibilità”. Con l’oramai prossima uscita di scena di Enrico Bondi e l’archiviazione dell’ipotesi Massimo Tononi, è il nome di Fulvio Conti quello che al momento appare destinato a guidare l’acciaieria tarantina nella nuova composizione societaria che vedrebbe azionisti di maggioranza gli indiani di Arcelor Mittal e accanto i gruppi Arvedi, Marcegaglia e la famiglia Riva a cui spetta tuttavia la decisione di stabilire la quota di azioni da mettere in vendita.

Ipotesi che al momento non trovano conferme ufficiali ma che sembrano ricalcare quel “cambio di passo auspicato da Matteo Renzi e oggi richiamato dal Governatore di Puglia, Nichi Vendola, che parlando con i giornalisti ha ribadito che “il mio auspicio è che si volti pagina” perché la scelta di nominare un commissario governativo “doveva in qualche maniera estromettere la famiglia Riva dal governo dell’Ilva”, ma l’indicazione di Bondi – che in quel periodo era stato individuato dagli stessi Riva come amministratore delegato – è stata “una scelta francamente incomprensibile”. “Detto questo – ha aggiunto Vendola – Bondi è stato chiamato come salvatore della patria, ma non si vede in cosa consiste il salvataggio, non si vede un vero piano industriale, non si vede ad oggi comprensibilmente un’operazione autentica di rilancio del grande siderurgico tarantino. Io auspico – ha concluso – che si possa mettere un punto a questa gestione e voltare pagina”. Il cambio di pagina, quindi, sembra destinato a passare attraverso la sostituzione di Bondi, criticato anche dagli stessi Riva nelle scorse settimane, con Fulvio Conti, che anche alla luce della sua esperienza come ad di Enel, scaduta una decina di giorni fa, è l’uomo gradito alle banche.

Ma il nome del commissario non è l’unico sul quale si sono concentrati i dibattiti e le polemiche di questi giorni. Il possibile ingresso nella cordata del Gruppo Marcegaglia, infatti, nel capoluogo ionico ha destato forti perplessità dato che proprio in queste ore le segreterie territoriali di Taranto di Fim, Fiom e Uilm hanno scritto una lettera aperta alla Regione Puglia, al Comune di Taranto e ai parlamentari pugliesi per denunciare la situazione di 130 lavoratori dello stabilimento Marcegaglia Buildtech di Taranto. La fabbrica del gruppo mantovano, infatti, per la crisi del settore fotovoltaico ha fermato la produzione dei pannelli annunciando l’esubero di 130 addetti poi salvati dagli ammortizzatori sociali. Nei giorni scorsi i sindacati avevano interrotto il confronto con il Gruppo Marcegaglia opponendosi all’ipotesi di trasferire una parte della linea produttiva di Taranto a Pozzolo Formigaro, in provincia di Alessandria.

Poche ore fa, le organizzazioni sindacali, hanno rilanciato la protesta convocando il per il prossimo 16 giugno un sit dinanzi alla Prefettura di Taranto per tenere alta l’attenzione sulla vertenza dei lavoratori dello stabilimento. “Dopo gli ultimi incontri romani – hanno spiegato i sindacati – non è scaturito niente di nuovo, abbiamo aspettato che le elezioni europee passassero, e, anche per evitare passerelle inutili e non finalizzate alla risoluzione dei problemi lavorativi e del territorio tarantino, invitiamo oggi tutti i soggetti rappresentativi del territorio ad unirsi con noi nella vertenza drammatica che vede coinvolte 130 famiglie”. Insomma l’ipotesi Marcegaglia per salvare l’Ilva non ha entusiasmato i tarantini. Anzi.

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