La Vlora salpò dal porto di Durazzo il 7 agosto 1991. A bordo c’erano 20mila albanesi, stipati ovunque sotto il sole che brucia la pelle e secca la gola. Attraversarono l’Adriatico alla ricerca della loro America come avevano fatto altre migliaia di loro connazionali nei mesi precedenti, su barcarole di fortuna o assaltando navi che fino a pochi anni fa, in alcuni porti pugliesi, era ancora possibile trovare in una sorta di cimiteri di ferri vecchi, ultima speranza dei disperati. Arrivata in acque italiane, la Vlora ricevette il ‘no’ della capitaneria di porto di Brindisi e continuò il suo lento incedere carico di speranza verso Bari, dove attraccò l’8 agosto.

Quella nave, assaltata poco più di ventiquattr’ore prima nel porto albanese, trasportava solitamente carichi di zucchero (il regista Daniele Vicari ha raccontato la storia della Vlora in un bel documentario, ‘La nave dolce’). I residui di quell’ultimo carico di polvere bianca devono essere rimasti attaccati sulla pelle di un bambino che era a bordo, trasformando in dolce anche la sua storia.

È il caso di Edgar Cani che toccò terra barese a un anno e 17 giorni. In Italia è cresciuto, ha iniziato a giocare a calcio e, testardo, calciatore è diventato. Tanta B e C, qualche apparizione in A, e a gennaio l’opportunità di scegliere: Portogallo o Bari. Cani ha seguito il cuore e ha firmato per i pugliesi. Non gli è importato nulla della posizione di classifica e dei problemi societari. Era un po’ come tornare a casa, ché lì, sulle basse sponde dell’Adriatico, l’Albania è vicina davvero. Tanto che, nelle giornate di cielo limpido, da un pugno di chilometri più a sud di Bari, il profilo dei monti della Terra delle aquile sembra quasi di poterli accarezzare.

Cani arriva, la situazione societaria del Bari peggiora. Dopo un ventennio di gestione Matarrese la società fallisce. Ma la squadra rinasce: infila vittorie su vittorie, lo stadio di San Nicola torna a riempirsi e i galletti si ritrovano a un passo dai playoff. Edgar gioca e segna un gol importante nella sfida di Carpi, quella che chiude la rincorsa alla zona play-off nonostante il Bari non abbia più un proprietario. Una sconfitta di troppo a La Spezia e gli spareggi per la serie A sono di nuovo in discussione. Si decide tutto venerdì sera. Bari-Novara, al San Nicola arrivano in 48mila, ma i biancorossi vanno sotto 1-0.

E qui, la già splendida storia di Bari che sogna diventa leggenda. Perché quel puntino minuscolo tra i 20mila profughi diventa l’eroe di una città, che è un po’ anche la sua. Una zuccata feroce per l’1-1, prima. Una spaccata per il 2-1, poi. Il Bari è ai playoff.

Cani ha ringraziato come meglio non avrebbe potuto l’accoglienza che i baresi riservarono a lui e agli altri albanesi nei giorni seguenti lo sbarco, quando da Roma arrivò l’ordine di rinchiuderli nel vecchio stadio Della Vittoria sotto il sole torrido dell’estate pugliese, nonostante il parere contrario del sindaco Dalfino. Alzavano indice e medio, gli albanesi che arrivarono sulle coste italiane, in segno di vittoria. Molti furono rimpatriati, non lui con la sua famiglia. E ieri sera il destino ha spiegato perché.

La storia è ciclica e a volte, come nel caso di Edgar, ci racconta favole bellissime. Di dolci ritorni e ancor più dolci vittorie. 

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