Sale a 1,4 milioni il numero degli iscritti ai fondi pensione che ha sospeso i versamenti a causa della crisi economica. Il dato, aggiornato al 31 marzo 2014, emerge dalla relazione della Covip, la Commissione di vigilanza sui fondi pensione. Il fenomeno dei cosiddetti “iscritti silenti”, che smettono di pagare i contributi destinati a garantire una pensione integrativa, continua ad aggravarsi (a fine 2012 erano 1,2 milioni) e riguarda soprattutto i fondi aperti e i piani individuali pensionistici (Pip) promossi da intermediari finanziari e assicurativi, mentre è bassa l’incidenza sui fondi negoziali e quelli preesistenti. E’ un “segno della crisi”, ha commentato il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, dicendo che occorre però “tenere alta l’attenzione sulla previdenza integrativa” perché senza questo strumento i giovani rischiano di trovarsi, in futuro, in una situazione difficile. Facile a dirsi, ma la situazione occupazionale spesso non lascia scelta. 

La Covip rileva che a fine 2013 le adesioni alle forme di previdenza complementare erano circa 6,3 milioni, il doppio di quelle registrate alla fine del 2006, anno che precede l’attuazione della riforma. La crescita ha interessato soprattutto i dipendenti privati, raddoppiati a 4,4 milioni rispetto ai 2,2 milioni di fine 2006, mentre gli autonomi sono aumentati di circa 700mila unità, attestandosi a fine 2013 a 1,7 milioni. Per i dipendenti pubblici, la crescita è stata modesta in termini assoluti, condizionata anche da fattori come l’incerta convenienza della trasformazione del Trattamento di fine servizio (Tfs, che spetta solo a coloro che al 31 dicembre 2000 erano assunti a tempo indeterminato) in Tfr.

Secondo Covip “esistono comunque ampi margini di crescita del settore. Al fine di favorire il rilancio delle adesioni, potrebbero essere introdotti meccanismi di adesione generalizzata e confermata, con possibilità di revoca entro un dato periodo”. Ma, alla domanda sulla possibilità che il governo intervenga per rendere del tutto automatica l’adesione ai fondi complementari, Poletti ha risposto che – pur essendo il tema “all’ordine del giorno” – il governo “al momento non ha iniziative” in materia. “C’è l’esigenza – ha detto – di continuare a fare informazione per lo sviluppo della previdenza integrativa. Bisogna lavorare sull’attrattività”.

Alla fine del 2013 i fondi registrati nelle anagrafi della Covip sono 510 e gestiscono 116,4 miliardi di euro di risparmio previdenziale di circa 6,3 milioni di lavoratori, pari al 7,5% del Pil. Si tratta di una percentuale in progressiva crescita di anno in anno, ma lontana da quella di molti altri paesi. Nel 2013 sono stati raccolti 12,5 miliardi di euro, di cui 5,2 miliardi provenienti da flussi di Tfr indirizzati alla previdenza complementare. Dal 2000 a oggi il rendimento cumulato dei fondi pensione negoziali è pari al 48,7%, rispetto al 46,1% ottenuto dal Tfr. Nel 2013, precisa il rapporto, i fondi pensione negoziali hanno reso in media il 5,4% e quelli aperti l’8,1%. Nello stesso periodo, il Tfr si è rivalutato solo dell’1,7%, in flessione rispetto all’anno precedente per effetto dell’attenuazione delle spinte inflazionistiche.

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