In concomitanza con la finale di Champions League, e in trepida attesa dei Mondiali di Brasile 2014, il 24 e 25 maggio nella cittadina di Silkeborg, Danimarca, si è disputata la prima Coppa del Mondo di “calcio a tre porte”. La scelta del luogo non è casuale, essendo lì nato esattamente cento anni fa Asger Jorn, pittore danese, tra i fondatori dell’Internazionale Situazionista e autore del libro The Application of the Triolectical Method in General Situology. In questo saggio Jorn approfondisce il concetto della trialettica: teso a sviluppare un modello di confronto basato sulla cooperazione e la strategia, abbandonando quindi il concetto di dialettica, ritenuto borghese, in cui ogni confronto diventa scontro violento tra antagonisti. Per capirci, echi di questo discorso si possono trovare anche nei famosi trielli di Sergio Leone, in cui lo storico duello finale del Western era sabotato in favore di uno scontro a tre che rompeva ogni regola cinematografica precedente utilizzata.

Una volta argomentata la trialettica, bisognava trovarne la sua applicazione pratica in uno dei campi in cui il confronto/scontro a due è più lampante, il calcio. Da qui l’idea di un campo di calcio esagonale, diviso in tre aree pentagonali, con le tre porte poste una ogni due lati dell’esagono. Le regole sono molto semplici: giocano contemporaneamente tre squadre da cinque persone, che quando attaccano si alleano di volta in volta con una squadra piuttosto che con l’altra, sviluppando quindi strategia e cooperazione sempre con un diverso avversario. Non si contano i gol segnati, solo quelli subiti. Il portiere è volante, le sostituzioni libere. Le prime testimonianze di partite di calcio a tre porte risalgono ai primi anni Novanta a Londra e a Glasgow, organizzate dai situazionisti della London Psychogeographical Association. In Italia il calcio a tre porte fu importato dai Luther Blissett, altro collettivo di scrittori, artisti e guerriglieri transmediali che non ha caso scelse come nome quello di un celebre giocatore del Watford e del Milan degli anni ’80.

La prima partita in Italia si è giocata a metà anni Novanta al Forte Prenestino di Roma, e nel 2011 ne è stata organizzata un’altra commemorativa con lo slogan “un altro calcio è possibile”. Nel frattempo match di calcio a tre porte si sono giocati in tutta Europa e in Sudamerica. In Spagna c’è stato un torneo cui hanno partecipato anche giocatori dell’Atheltic Bilbao, in Inghilterra il primo torneo internazionale a Regent’s Park ha richiamato l’attenzione del Guardian, in Turchia a piazza Taksim nel 2013 si è giocata una partita di solidarietà con le proteste cui hanno partecipato tifosi delle tre squadre di Istanbul. Tutte partite rigorosamente non ufficiali e sempre nello spirito del gioco che prevede condivisione con gli avversari piuttosto che mero confronto fisico. Fino a che, per celebrare il centenario della nascita di Asger Jorn, si è deciso di organizzare la prima Coppa del Mondo. A sfidarsi a Silkeborg nel fine settimana sono state squadre provenienti da Inghilterra, Scozia, Lituania, Turchia, Germania, Danimarca e Polonia, a dimostrare che un altro calcio è davvero possibile. E divertente.

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