Vince per la decima volta la Champions League il Real Madrid, che ha battuto nella finale di Lisbona l’Atletico Madrid 4-1 dopo i supplementari. Quarant’anni dopo ancora un difensore simbolo del club avversario spegne i sogni dell’Atletico. Nel ’74 fu Hans-George Schwarzenbeck a far sussurrare a Luis Aragones ‘no se puede, no se puede’ infilando il gol del pareggio nella porta di Courtois a 30 secondi dal fischio finale. A Lisbona tocca a Sergio Ramos vestire i panni del killer quando ormai il popolo rojiblanco era pronto a far scorrere fiumi di champagne. A meno di un minuto dal triplice fischio finale il più madridista tra i madridisti trova l’angolo giusto grazie a un colpo di testa senza il quale l’Europa sarebbe stata dei colchoneros. E invece no. All’Heysel, l’Atletico crollò nella finale-bis contro il Bayern Monaco, nella notte portoghese sono i supplementari a condannare i campioni di Spagna: Bale, Marcelo e un rigore di Cristiano Ronaldo firmano il 4-1 che porta Ancelotti sul tetto d’Europa per la terza volta.

La Champions League è del Real Madrid, mai realmente efficace nel corso dei 90 minuti ma caparbio ad attaccare fino all’ultimo istante, trovando il jolly a un momento dalla disfatta. La ‘decima’ diventa quindi realtà, dopo dodici anni di attesa. L’Atletico inghiotte il più amaro dei bocconi, ciccando la doppietta Liga-Champions in una serata nella quale avrebbe meritato, almeno per organizzazione e compattezza. Al da Luz nessuno dà spettacolo né crea più dell’altra squadra. La partita scivola via tra nervosismo e sporadiche occasioni da gol. Simeone perde subito Diego Costa, recuperato in extremis grazie a una cura a base di placenta di cavallo tanto strana quanto evidentemente inefficace. Nella prima mezz’ora l’uomo più importante nello scacchiere dell’Atletico è Gabi che tampona qualsiasi iniziativa dei blancos a centrocampo, cinturando soprattutto Di Maria. I colchoneros mettono in mostra il dna che li ha portati fino a Lisbona: si muovono compatti come una falange, rendendo difficile la manovra del Real sin dalle prime battute lì dove solitamente agisce Xabi Alonso, assente perché squalificato. Ma appena la lancetta supera il 30esimo come per incanto s’inizia a giocare sul serio.

Al 31’ l’ex juventino Tiago sbaglia un appoggio a centrocampo scatenando la corsa di Bale: il centrocampista perde l’attimo e calcia male. Gol sbagliato, gol subito. Passano cinque minuti e la più semplice e crudele legge del calcio lancia in orbita l’Atletico. Casillas toppa il tempo dell’uscita sugli sviluppi di un calcio d’angolo e il colpo di testa di Godin, eroe già contro il Barcellona, lo supera beffardamente. Il gol apre il campo ma non accende la gara. Il Real non riesce a chiudere l’Atletico nella sua metà campo, costringendo Ancelotti a cambiare. L’ex tecnico del Milan aumenta la qualità dei suoi inserendo Isco e Marcelo al posto di Khedira e Coentrao ma più la squadra alza il baricentro, più l’Atletico si chiude a chiocciola rendendo sterili i tentativi.

Bale è impreciso due volte tra il 73’ e il 78’. Poi il lampo di Ramos sul calcio d’angolo, quanto basta per mandare all’inferno l’Atletico. Nei supplementari i campioni di Spagna si squagliano e subiscono il gol libera-ossessione di Bale, bravo a correggere la respinta di Courtois dopo un’iniziativa straripante di Di Maria. Marcelo mette la ciliegina a quattro minuti dalla fine, Ronaldo infierisce dal dischetto. La notte di Madrid è dolce per i blancos, per la decima volta nella loro storia centenaria.

Tabellino Real Madrid:
Casillas, Carvajal, Ramos, Varane, Coentrao (59’ Marcelo);
Modric, Khedira (59’ Isco), Di Maria;
Bale, Ronaldo, Benzema (79’ Morata).
Allenatore Carlo Ancelotti.

Atletico Madrid
Courtois, Juanfran, Godin, Miranda, Filipe Luis;
Garcia (Sosa), Tiago, Gabi, Koke;
Villa, Costa (7’ Adrian Lopez).
Allenatore Diego Simeone

Marcatori: 36’ Godin, 94’ Ramos, 110’ Bale, 116’ Marcelo, 119’ Ronaldo (r)
Ammoniti: Raul Garcia (A), Ramos (R), Khedira (R), Miranda (A), Villa (A), Juanfran (A), Koke (A), Gabi (A), Varane (R)

Twitter: @AndreaTundo

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