La gestione dei dati sanitari in Italia segue canali obbligati collegati a Lombardia Informatica, alla tessera regionale dei servizi (che non è mai partita e ci ha fatto spendere 1,5 miliardi di euro) e al prossimo fascicolo sanitario elettronico nazionale che dovrebbe partire nel 2015.

A differenza del fascicolo sanitario elettronico tutti i dati su History Health vengono scritti in presenza del paziente senza possibilità di manipolazione, conservati direttamente dal paziente in una nuvola attivata dall’impronta digitale del cittadino o da un pin. Gli operatori sanitari potranno scrivere ricette per esami e farmaci senza bisogno di essere duplicate dal medico di base (recupero della medicina del territorio che sarà liberata dalla burocrazia). In History Health possono essere memorizzate eventuali cartelle cliniche elettroniche che possono far scendere i costi sanitari fino al 3% diminuendo gli errori medici e la duplicazione delle procedure. Lo ha dimostrato uno studio pubblicato dalla rivista Annals of Internal Medicine dell’Università del Michigan. Per la ricerca sono stati analizzati i costi riportati dalle assicurazioni in tre comunità del Massachussets che avevano adottato la cartella elettronica e in sei che non l’avevano tra il 2005 e il 2009. Nel periodo considerato, la spesa sanitaria è aumentata in entrambi i gruppi, ma le zone con la cartella elettronica hanno visto un aumento inferiore del 3%, soprattutto dovuto alle spese per test radiologici. Meno esami più salute più risparmio. Ma quale medico eseguirà esami inutili, per non parlare di interventi (vedi Santa Rita), sapendo che tutto resta in mano al paziente, non è modificabile e chiunque potrà vederlo?

Ad History Health collegheremo un sistema di messaggistica che ci avverta quando occorre eseguire un esame o una visita, quando dobbiamo prendere una terapia. Esami inutili verranno cancellati con risparmio di tempo e di soldi. Ad esempio il rinnovo della patente potrà avvenire in automatico inviando alla motorizzazione l’ultima visita oculistica memorizzata eseguita in uno spazio di tempo congruo. Quella si completa ed utile! Nessuna società di gestione potrà vendere i nostri dati sanitari a case farmaceutiche e compagnie assicurative come è avvenuto in Inghilterra. Il sistema di rilevamento di impronta permetterà di visionare in qualunque struttura sanitaria (ospedali, ambulatori, farmacie) il nostro diario della salute. Il pin permetterà di aprire il nostro diario in Europa e nel mondo. 

Ma a che punto siamo in Europa?

I paesi nei quali si registra la maggiore diffusione della sanità online sono la Danimarca (66%), l’Estonia (63%), la Svezia e la Finlandia (entrambe al 62%). In fatto di digitalizzazione delle cartelle cliniche dei pazienti, i Paesi Bassi si piazzano primi con una percentuale di digitalizzazione dell’83,2%; in seconda posizione troviamo la Danimarca (80,6%) e in terza il Regno Unito (80,5%). Tuttavia, appena il 9% degli ospedali in Europa permette ai pazienti di accedere online alla propria cartella clinica e la maggior parte di essi dà solo un accesso parziale. Quando adottano la sanità online, gli ospedali e i medici generici si scontrano con numerosi ostacoli che vanno dalla mancanza di interoperabilità alla mancanza di un quadro normativo e di risorse.

Lo scambio delle informazioni sanitarie va a rilento proprio perché gestito e non fatto gestire da chi ne è il padrone. In Italia solo il Movimento 5 Stelle ha “adottato” History Health che lo ha portato nel consiglio regionale lombardo in cui il potere assoluto, indisturbato dall’opposizione, da più di vent’anni da Pdl e Lega ha permesso a Lombardia Informatica di gestire la sanità.

Anche per questo motivo per le europee domenica 25 maggio voterò Grazia Mennella del M5S, medico onesto che pone #ilpazientealcentro. Porterà con me History Health in Europa, per farlo applicare anche in Italia, superando le barriere imposte da interessi privati che nulla hanno a che vedere con il bene pubblico. Ognuno il proprio, nessuno il nostro diario della salute.

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