Giù le tasse, scuola, lavoro. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi fa il punto dopo quasi 3 mesi di lavoro del suo governo. Lo chiama “Il giro di Italia in #80 giorni” e come al solito si aiuta con 10 slides con cui illustra in conferenza stampa l’azione del governo dalla sua nascita dove “ogni riferimento agli 80 euro è puramente voluto”. “Chi ha pensato che per 80 giorni abbiamo fatto interventi spot deve ricredersi”. Un’iniziativa sulla quale il capo del governo punta molto anche in vista delle elezioni. “Gli 80 euro non sono mancia ed elemosina sociale, io la chiamo giustizia sociale. Considerateli come l’inizio di una riduzione fiscale che sarà l’allargamento dalle famiglie che guadagnano meno di 1.500 euro ai pensionati”. Una “zampata elettorale”, la chiama qualcuno. Dunque al primo punto: giù le tasse. “L’Italia si salva solo con una chiara politica di riduzione delle tasse” e gli 80 euro in busta paga “sono solo l’inizio”, perché ci sarà una “riduzione fiscale per le famiglie che guadagnano meno di 1500 euro, pensionati, partite Iva”. A questo proposito Renzi ha annunciato che giovedì prossimo sarà presentato il progetto di delega fiscale. 

Quanto al lavoro Renzi ribadisce un concetto già espresso più volte: “La disoccupazione non si combatte facendo convegni, esprimendo auspici, formulando dotte riflessioni, ma con una politica industriale e con una serie di provvedimenti normativi” come il decreto e il disegno di legge delega varati dal governo sul lavoro. Definisce invece un “grande progetto” quello sulla scuola, “non una controriforma”. Qui il capo del governo insiste sulla cifra che non torna con le cifre e i provvedimenti già presentati: 3,5 miliardi. Tra l’altro Renzi, nella sua intervista al Fatto, aveva promesso una nota chiarificatrice che tuttavia non è mai arrivata.

Dopo il voto per le Europee, poi, riprenderà il percorso delle riforme istituzionali. “Siamo in grado di smettere con i voti di fiducia? – spiega Renzi – Dipende se la smettono di fare ostruzionismo: si cambino i regolamenti e si consente al governo di votare una cosa perché ad oggi non è consentito e ricorriamo alla fiducia perché c’è ostruzionismo su tutto visto che usano il Parlamento come un grande set”. L’iter delle riforme al Senato si è interrotto perchè “le opposizioni hanno chiesto di non inquinare” il lavoro sulle riforme con “la campagna elettorale. Questo per me è stato un errore ma ho accettato perchè dire no a 20 giorni in più a una riforma attesa da 20 anni, sarebbe da fanatici e ideologici e io non lo sono. Ma la prossima settimana al Senato si riparte”.

Infine le elezioni di domenica. “Il referendum non è sul capo del governo, è tra chi vuole cambiare l’Europa e chi vuole usarla come grande alibi delle politiche italiane – ha dichiarato Renzi – In Italia c’è un ballottaggio tra la paura e la speranza, tra chi vuole insultare e chi vuole tirarsi su le maniche”. “L’Italia – insiste – è un Paese che se si tiene per mano e ha un disegno, esce dalla crisi a testa alta portando fuori anche l’Europa. La mia scommessa è fare il presidente del semestre europeo non per avere gli aiuti dell’Europa in Italia ma per guidare l’Europa a cambiare le politiche per il futuro”. E’ un progetto “difficile e molto ambizioso – ammette – ma non si deve avere paura di fare grandi progetti. L’Italia può restituire un’occasione di crescita a tutto il continente”. Ad ogni modo ancora una volta Renzi cerca di combattere l’astensionismo. “Da presidente del Consiglio vorrei rivolgere un appello a tutti i cittadini: l’Europa nei prossimi anni giocherà un ruolo fondamentale e, indipendente da come, in questo caso è assolutamente fondamentale andare a votare per consentire all’Italia di contare in Europa”.

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