L’avevano chiamato “Código de buenas prácticas”: un pacchetto di direttive per le banche approvato nel marzo 2012 e inserito nella legge anti-sfratti in vigore dallo scorso maggio. Ma le “buone pratiche” bancarie, finora, sono rimaste solo sulla carta.

A dirlo i dati pubblicati il 19 maggio dal Banco di Spagna: nel 2013 le case pignorate per insolvenza dagli istituti finanziari – che hanno ricevuto aiuti europei per oltre 40 miliardi di euro nel 2012 – sono state quasi 50mila (49.694), rispetto alle 44.745 dell’anno scorso. Vale a dire l’11 per cento (o meglio 5mila case) in più.

Quasi l’80 per cento degli immobili, esattamente 38.961, riguardano la prima casa di famiglie ipotecate. Il 57 per cento degli sfratti sono stati eseguiti per ordine giudiziario, con un incremento del 18,5 per cento rispetto al 2012. I dati definitivi confermano i preoccupanti risultati del primo trimestre 2013, quando la Banca centrale di Madrid aveva pubblicato un primo studio.

L’organismo, diretto da Luis María Linde, fa sapere che a differenza delle prime statistiche pubblicate a maggio 2013 in riferimento al 2012, questi dati non sono più solo dei sondaggi. Gli stessi istituti finanziari hanno comunicato il numero delle proprietà sequestrate. E la modalità della confisca: la “dación en pago” – procedura che porta all’estinzione del debito al momento della consegna dell’abitazione – è diminuita del 13 per cento, segno che uno dei più gravi problemi che la Spagna affronta dopo l’esplosione della bolla immobiliare continua a far paura. E non si arresta.

L’EMERGENZA CONTINUA – La pratica dello sfratto ha suscitato indignazione nel Paese in questi ultimi anni. Il collettivo delle vittime dei crediti ipotecari (Pah), che organizza manifestazioni di sostegno in tutta la Spagna davanti alle case delle persone minacciate di espulsione, ha reso noto di aver impugnato in tribunale oltre un migliaio di decreti ingiuntivi e di aver aiutato migliaia di persone a trovare un nuovo appartamento. Nel 2013 le rivendicazioni si erano acuite, con una serie di escraches a diversi politici e deputati e con un’iniziativa legislativa popolare – mai recepita – presentata in Parlamento nell’aprile scorso e sottoscritta da 1,4 milioni di firme. I dati però dimostrano che il problema sociale continua ad aumentare, segno che le misure finora proposte dal governo del Partito popolare per arginare l’emergenza non hanno funzionato.

SE LA LEGGE E’ INSUFFICIENTE – Il governo infatti ha varato una legge di misure per rafforzare la protezione dei debitori ipotecari, la ristrutturazione del debito e gli affitti sociali, che è stata duramente criticata per le ristrette condizioni imposte: famiglia numerosa, single con due figli a carico o con un minore di 3 anni o con un membro portatore di handicap. Inoltre il nucleo familiare non deve superare i 1600 euro al mese e la quota del mutuo deve essere superiore al 50 per cento del reddito. La legge include poi il código de buenas prácticas per le banche, la cui adesione è assolutamente volontaria, che propone delle linee guida per trovare un accordo più equo con il debitore. Una legge del 1909 consente infatti alle banche di reclamare al cliente la differenza tra il prezzo dell’immobile e l’entità del mutuo, con tassi d’interesse esorbitanti.

AL VAGLIO DELLA CORTE EUROPEA – Tant’è che parecchi giudici si sono rivolti alla Corte europea di Strasburgo, che in un primo caso specifico ha già ha dichiarato come la legge spagnola non sia conforme alle direttive europee per la tutela dei consumatori. La legge sarebbe, per intenderci, troppo amica delle banche, come spiegava il giudice di Santader Jaime Anta in un’intervista a Cadena Ser: “La normativa spagnola è ingiusta e non rispetta le direttive europee sulla protezione dei consumatori. Chiediamo soluzioni alternative. Bisogna eliminare quelle clausole abusive in materia di interessi sul contratto che è stato firmato”.

A gennaio 2013 il governo aveva annunciato anche la creazione di un Fondo sociale abitativo, per mettere a disposizione delle famiglie senzatetto 6mila abitazioni, con contratti di locazione che non superassero il 30 per cento delle entrate mensili a famiglia. Un anno e mezzo dopo l’annuncio fatto dalla vicepresidente Soraya Sáenz de Santamaría, sono stati assegnati solo 410 appartamenti.

La Pah intanto è di nuovo sul piede di guerra: ha organizzato varie manifestazioni di protesta, a ridosso delle elezioni europee, contro il messaggio di ripresa economica sbandierato dal premier Mariano Rajoy.

@si_ragu

Articolo Precedente

Euro, quelli che ‘ci vuole più Europa’

next
Articolo Successivo

Uscire dall’euro: svalutare in un mondo globalizzato

next