Il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini lo ha annunciato nel corso di un ‘question time’ su Facebook: addio ai test di Medicina e nuove regole per l’accesso all’università entro fine luglio. Viale Trastevere pensa all’applicazione del modello francese, “corretto” però sulle peculiarità di quello italiano. Il primo anno sarebbe quindi accessibile a tutti e soltanto al termine ci sarà una selezione, che il ministro preannuncia “durissima”, e che intende “puntare alla qualità sia della formazione che della valutazione e del reclutamento degli studenti”. Il test al termine del secondo anno potrà essere tentato soltanto due volte

Il sistema francese – Accesso libero senza test d’ingresso e maxi-esame di ‘sbarramento’ alla fine del primo anno. Comincia così il lungo percorso degli aspiranti medici francesi verso il traguardo del camice bianco. La stessa strada potrebbero doverla percorrere anche i loro ‘colleghi’ italiani, come ha annunciato Stefania Giannini. Si chiude quindi l’era dei tanto contestati esami per l’accesso alle facoltà di Medicina, con il passaggio a un nuovo sistema che sarà definito entro luglio. Salvo sorprese, dunque, l’Italia si ispirerà alla Francia. Oltralpe, gli studenti che sognano camice e stetoscopio non devono superare una prova per sedersi fra i banchi universitari.

Il primo anno è concesso a tutti ed è diviso in due semestri: il primo è comune a tutti gli indirizzi, dunque medicina, odontoiatria, studi farmaceutici e ostetricia. Al termine dei 6 mesi iniziali gli studenti sono sottoposti a delle prove per testare le competenze acquisite e quelli che si classificano male possono essere orientati verso altri rami dell’università. Sono previste unità didattiche sulla base delle quali vengono attribuiti dei crediti. Nel secondo semestre si scelgono una o più unità didattiche con un percorso più specifico, oltre alla formazione congiunta. Al termine di questi 12 mesi ci si trova davanti il primo vero spartiacque: l’esame di sbarramento.

La prova – molto dura e basata su temi specifici di medicina esplorati durante l’anno – si può tentare solo due volte. In caso di fallimento, non resta che gettare la spugna, a meno di ottenere una deroga eccezionale. I due anni successivi completano un ciclo. Gli studenti ottengono così il Diploma di formazione generale in scienze mediche, un titolo che chiude la prima parte degli studi per il Diploma statale di dottore in medicina. Questa fase comprende 6 semestri di formazione valida per l’ottenimento di 180 crediti europei. In tutto, però, il percorso di studi per arrivare a indossare il camice bianco si divide in tre cicli: il primo di ‘formazione generale’ dura 3 anni, seguito da un altro triennio di formazione approfondita e da ulteriori 3 o 5 anni di studi specializzati. La durata totale della formazione di un medico varia dunque da 9 (medicina generale) a 11 anni (specialità). Con due importanti banchi di prova: l’esame del primo anno e le prove di classificazione nazionale alla fine del sesto anno.

La reazione degli studentiSkuola.net la lanciato a caldo un sondaggio dal quale è emerso che sette ragazzi su dieci accolgono favorevolmente l’annuncio del Ministro. E’ la prima volta infatti che un titolare di viale Trastevere apre in maniera così diretta alla revisione dell’accesso alle facoltà a numero chiuso. Ma c’è una quota di intervistati, pari al 15%, che afferma di preferire il test tradizionale. Il rimanente 16% dichiara invece che, in sostanza, non cambierà nulla. Va chiarito, in ogni caso, che la selezione in un modo o nell’altro si farà. Non a caso il ministro ha parlato di selezione alla francese, quella posticipata, di fatto, alla fine del primo anno.

Sei ragazzi su dieci hanno risposto a Skuola.net di essere al corrente della diversa tipologia di accesso, il 22% non conosce la tipologia francese ma è sicuro che sarà comunque meglio, mentre un ragazzo su 5 ammette di aver frainteso: il 19% infatti aveva capito che il numero chiuso sarebbe stato abolito. Molti ragazzi, inoltre, hanno accostato la notizia a un’abile mossa elettorale visto che l’annuncio è arrivato a pochi giorni dalle elezioni europee: per il 47% degli intervistati il ministro raccoglierà il favore di molti studenti. Se i propositi del ministro si tradurranno in realtà niente test d’ingresso, ma comunque il proprio posto dovrà essere ottenuto in base a una selezione.

In Francia – spiega Skuola.net – infatti sono previsti due concorsi, uno al primo semestre e uno al secondo semestre, veri e propri test composti di quiz a risposta multipla, corretti con sistemi informatici per evitare favoritismi e irregolarità. La differenza con i test di ingresso italiani è che questi test in itinere si basano sulle materie studiate durante l’anno. E se si va male? Se si cade sulla prova del primo semestre, le università francesi possono reindirizzare al massimo il 15% degli studenti verso altre facoltà. Ma se sono matricole, possono continuare sperando di passare il secondo test, alla fine del secondo semestre. Se invece sono ripetenti, devono accettare il re-indirizzamento e spostarsi di facoltà.

Una volta effettuato il passaggio, in entrambi i casi non si potrà riprovare a iscriversi nelle facoltà di area sanitaria e medica. Ma non è finita qui. Anche se si riesce a superare il secondo esame di sbarramento, accedono al secondo anno solo coloro che rientrano tra i posti disponibili. Tutti gli esclusi possono scegliere di essere reindirizzati verso altre facoltà o ripetere il primo anno. Ma se verranno di nuovo bocciati, non potranno più reiscriversi. L’esultanza degli oppositori al numero chiuso dovrà insomma fare i conti con un nuovo sistema che, se da una parte risolverà vecchi problemi, dall’altra potrebbe aprire nuove questioni, a cominciare – fa notare Skuola.net – dal sovraffollamento delle aule per i corsi del primo anno.

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