C’è anche Giovanni Gorno Tempini, l’ex amministratore delegato di Banca Caboto (ora Banca Imi, gruppo Intesa), oggi amministratore delegato della Cassa depositi e prestiti, nonché uomo di fiducia di Giovanni Bazoli tra le 15 persone a cui il pm di Trani, Michele Ruggiero, formalizza una seconda contestazione di truffa pluriaggravata e continuata nell’indagine sulla sottoscrizione di prodotti derivati di tipo ‘swap’ ritenuti truffaldini. Tra gli indagati vi sono anche Bazoli, presidente del consiglio di sorveglianza ed ex presidente del cda e Corrado Passera, ministro per lo Sviluppo economico nel governo Monti e ad della banca fino al 2011.

L’avviso di conclusione delle indagini è stato notificato anche a anche a Enrico Salza, ex presidente del consiglio di gestione di Intesa SanPaolo; Giampio Bracchi, ex vicepresidente e componente del comitato esecutivo di Banca Intesa; e Andrea Munari, ex amministratore delegato di Banca Caboto. Questi hanno 20 giorni di tempo per presentare memorie o richieste di interrogatorio. Trascorso il termine il pm deciderà se chiedere il rinvio a giudizio degli indagati. La nuova contestazione agli ex vertici delle banche fa riferimento al comportamento da questi tenuto nel “predeterminare le condizioni per la negoziazione di contratti derivati di natura truffaldina” presso la filiale di Barletta. I derivati furono fatti sottoscrivere da dipendenti di quella filiale al legale rappresentante della Vingi Shoes snc di Digiorgio & Chiumeò.

I prodotti – secondo quanto la banca, per l’accusa, assicurò al cliente – avrebbero dovuto coprire la Vingi Shoes dal rischio di variazione del tasso di interesse (relativo a finanziamenti ottenuti in precedenza) ma in realtà “erano strumentalmente inefficaci ed inadeguati per la loro peculiare natura speculativa (cioè di vere e proprie scommesse sui tassi), sempre sbilanciata in favore della banca”. Per il pm, dalla sottoscrizione dei derivati l’azienda subì, con una transazione firmata nel 2011, un danno patrimoniale quantificato in oltre 154mila euro. La precedente contestazione per truffa (per reati che si prescriveranno nel 2015) faceva riferimento alla sottoscrizione di titoli derivati swap da parte del legale rappresentante della ditta pugliese Euroalluminio, Ruggiero Di Vece, che sarebbero dovuti servire a coprire l’impresa dall’oscillazione dei tassi di interesse per un mutuo quindicennale da 700mila euro sottoscritto nel 2004. In questo caso il danno patrimoniale che la banca avrebbe provocato all’imprenditore è stimato in circa 106mila euro. A tre dipendenti della filiale di Barletta di Banca Intesa viene contestato il reato di abusivismo finanziario.

Dal canto suo la banca “nel ribadire la piena convinzione della correttezza del proprio operato, conferma la fiducia nell’operato delle autorità inquirenti alle quali, come sua consuetudine, ha prestato la massima collaborazione”. Lo ha fatto sapere un portavoce di Intesa Sanpaolo.

Articolo Precedente

Trasparenza, niente reddito online per Renzi. E tra 24 ore scadono i termini

next
Articolo Successivo

Rete telecom e agenda digitale, lettera di un imprenditore: “Renzi perché tutto questo silenzio?”

next