C’era un ultras insieme al presidente del Bologna FC, Albano Guaraldi, nell’incontro con il possibile nuovo acquirente della società calcistica retrocessa in B, Massimo Zanetti, milionario patron della Segafredo. Christian Frabboni, 43enne veterinario di Osteria Grande – piccolo comune alle porte di Bologna – uno dei capi del gruppo ultras “Beata Gioventù”, era presente venerdì 16 maggio a Villorba (Treviso) nella sede della grande azienda del re del caffè italiano: lui, Guaraldi, Zanetti e l’ex direttore generale del Bologna Luca Baraldi. “Mi hanno presentato come professionista esterno alla società”, spiega Frabboni al fattoquotidiano.it, “e Zanetti non ha detto nulla, anche se io avrei voluto rivelare la mia identità a fine incontro”. Così dopo anni di contestazioni, sfociate perfino in una giornata di protesta davanti all’abitazione privata del presidente Guaraldi con 2mila persone infuriate e le forze dell’ordine a fare da cuscinetto, gli ultras rossoblù, capitanati per il gruppo BG da Frabboni sono diventati fisicamente testimoni della delicatissima trattativa di un club pieno di debiti che rischia da un giorno all’altro persino il fallimento. “Guaraldi ce lo doveva, dopo anni di bugie e figuracce”, continua Frabboni, “Siamo stati i primi come gruppo ultras a fargli la ‘guerra’ contestandolo. Ma in questo caso è stato gentile, ci siamo anche fatti due risate insieme durante il viaggio. Il punto è che ci doveva dare garanzie di quello che stava per avvenire: la cessione del Bologna a Zanetti. Io a nome del gruppo l’ho come sorvegliato”.

Così dopo oltre tre ore di colloquio, dove Zanetti e Baraldi si sono dimostrati “attentissimi” a tutti i conti della società è arrivato perfino il brindisi: “Così come Guaraldi non ha mentito e vuole davvero cedere tutto, Zanetti ha egualmente passione di legarsi al Bologna. Certo la quotazione in borsa della Segafredo non aiuta finanziariamente il progetto di acquisto, perché il calcio viene visto come una macchina mangiasoldi per le aziende di quell’entità”.

La presenza diretta e cruciale degli ultras a controllare gli affari di una società calcistica giunge quando ancora l’eco delle tragiche vicende accadute fuori e dentro l’Olimpico per la finale di Coppa Italia, Napoli-Fiorentina, è forte: “Per carità Genny ‘a carogna non c’entra nulla e non è nemmeno paragonabile a noi. E poi di questa questione non voglio parlarne, è un momento troppo delicato per tutti”. Certo è che il Bologna Calcio dopo il salvataggio dall’ultimo fallimento della gestione Porcedda, da parte della banca d’affari Intermedia di Giovanni Consorte nel dicembre 2010, aveva aperto le proprie quote azionarie anche a tifosi e professionisti della città di Bologna, esperimento ‘dal basso’ rivelatosi inconsistente proprio perché le percentuali concesse ai ‘piccoli’ non hanno mai inciso nell’andamento delle scelte societarie: “Guardate, questo è un progetto finanziario che dipende dalle piazze in cui lo sperimenti”, prosegue il veterinario bolognese, sugli spalti dello stadio Dall’Ara fin da quando aveva 15 anni, “Noi come ultras non entreremo mai in una compagine societaria. La mia presenza a Treviso ci era dovuta. Guaraldi ce ne aveva fatte troppe. Tutto qui”.

Ora il miliardario trevigiano del caffè, comunque proprietario fin dal 2010 del 20% delle azioni del Bologna Calcio, è in Asia. Al suo rientro, tra 72 ore, la “cessione” dovrebbe giungere a conclusione; anche se l’attuale presidente Guaraldi ha già contattato un nuovo allenatore, il boemo ed ultranavigato Zeman per il calvario della serie B 2014-2015: “Non andrò ad altri incontri tra i due”, conclude Frabboni, “da oggi posso solo dire che ‘Dio ci aiuti’ ”.

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