Un’onorificenza accademica consegnata a domicilio. Nei quasi 150 anni di storia della prestigiosa università veneziana di Ca’ Foscari si tratta di un evento inedito. Ma per il ministro della Cultura russo Vladimir Medinskij la dirigenza dell’Ateneo lagunare ha chiuso un occhio sulla procedura, inviando a Mosca, il 15 maggio, il prorettore per la consegna del titolo di “Membro onorario del Corpo Accademico di Ca’ Foscari” (“Honorary Fellow”). In realtà, quello che lo stesso ministro ha definito una vittoria dell’amicizia tra Russia e Italia “in barba alle sanzioni”, è stato un tentativo maldestro di placare la protesta che la decisione dei vertici universitari aveva suscitato tra professori e studenti, facendo saltare la cerimonia di consegna del titolo inizialmente prevista a Venezia per il 12 maggio. L’opposizione della comunità universitaria però non ha fatto che accentuarsi. La petizione per la revoca dell’onorificenza a Medinskij lanciata dall’Unione degli universitari di Venezia il 17 maggio in poche ore ha raccolto più di 150 firme.

Medinskij è un uomo fortemente contestato anche in patria e la sua nomina come ministro della Cultura nel 2012 ha suscitato molte polemiche. Gli intellettuali russi infatti hanno sottoscritto una lettera aperta contro la consegna della “Honorary Fellowship” di Ca’ Foscari a colui che nel documento viene definito come “un detrattore dei valori europei, del multiculturalismo e della tolleranza”. In Russia ha fatto molto discutere una bozza del testo preparato dal ministero della Cultura che doveva integrare il documento noto come “Le basi della politica culturale dello Stato” elaborato sotto gli auspici dell’amministrazione del presidente russo Vladimir Putin. In quel testo si sosteneva la tesi che “la Russia non è l’Europa”, pienamente avvallata da Medinskij, come lui stesso ha spiegato in un’intervista al giornale Kommersant. “Forse vedremo la Russia nel ruolo di ultimo custode della cultura europea, dei valori cristiani e dell’autentica civiltà dell’Europa”, ha detto il ministro, scagliandosi contro l’Occidente che per lui è degradato a causa del multiculturalismo, della tolleranza e dell’apertura all’amore omosessuale.

Dal mondo culturale russo Medinskij, autore di libri pseudo-storici popolarissimi, viene visto come la guida del Minculpop putiniano per la sua visione della storia come “politica calata nel passato”. Infatti non ha nessuna remora nel considerare il patto Molotov-Ribbentrop una mossa brillante e Stalin “bravissimo nel lavaggio dei cervelli”. In quanto ministro della Cultura ha dato anche il suo pienissimo appoggio all’annessione della Crimea, licenziando il curatore del padiglione russo alla Biennale dell’architettura di Venezia, Grigorij Revzin, reo di aver criticano la politica russa in Ucraina.

Scartando però le pregiudiziali politiche, che a volte passano in secondo piano quando si tratta di omaggiare una personalità importante per gli scambi universitari, rimane una perplessità puramente accademica. In Russia contro Medinskij sono state mosse numerose accuse di aver plagiato la sua tesi di dottorato sulla storia russa. Accuse che lui non ha mai saputo respingere in modo convincente. Eppure il prorettore di Ca’ Foscari Silvia Burini, che è andata a Mosca per recapitare l’onorificenza al ministro, citata dalla stampa russa, ha detto che gli studenti italiani studiano la storia russa attraverso i libri di Medinskij. Sarà una coincidenza, ma Burini è anche il direttore del Centro studi sulle arti della Russia inaugurato a Ca’ Foscari nel 2011 dalla allora first lady russa, Svetlana Medvedeva, e finanziato anche dal ministero dell’Istruzione russo e da quello della Cultura. Intervistata dal giornale russo Izvestija, Burini ha cercato di sminuire l’indignazione dei colleghi in Italia, dicendo che a protestare erano i soliti quattro gatti, mentre gli studenti manco c’entravano, perché le lezioni sono già finite e non frequentano più.

Smentita energica è arrivata da parte degli stessi studenti che nella petizione per la revoca dell’onorificenza a Medinskij lamentano le “modalità poco trasparenti in cui è avvenuta la consegna del titolo” e il fatto che la pagina dello Centro studi su Facebook fosse stata disattivata nei giorni dello scandalo. Mentre Ilaria Gervasoni, presidente dell’Assemblea dei rappresentanti, ha accusato sul social il rettorato di Ca’ Foscari di “una piaggeria totale verso il governo russo”. Parla chiaro anche la lettera firmata dagli slavisti dell’Università, che si dissociano dalla decisione del gruppo dirigente di Ca’ Foscari, “colti di sorpresa” dalla consegna del titolo accademico a Medinskij che “ha causato un grave danno di immagine al nostro Ateneo e alla nostra disciplina”. Infatti la candidatura del ministro russo votata il 24 marzo dal Senato accademico di Ca’ Foscari è stata taciuta fino all’ultimo. Soltanto l’8 maggio, a soli tre giorni dalla cerimonia, sono arrivati gli inviti ed è scoppiata la bufera.

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