E’ urgente rimediare al sovraffollamento carceri e sono da ripensare anche il “sistema sanzionatorio” e “l’esecuzione della pena” per “superare la realtà di degrado civile e di sofferenza umana riscontrabile negli istituti” di detenzione. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ribadisce le sue posizioni in un messaggio inviato al capo del Dipartimento della Amministrazione penitenziaria, Giovanni Tamburino, in occasione del 197esimo anniversario della costituzione del Corpo della Polizia penitenziaria. Già a ottobre 2013 il Capo dello Stato aveva inviato il suo primo messaggio alle Camere, mettendo al centro proprio il sovraffollamento delle carceri. Parole arrivate dopo la sentenza della Corte di Strasburgo, che a gennaio aveva già condannato l’Italia nel gennaio scorso intimando di risolvere la situazione proprio entro il maggio 2014.

“Sono lieto di formulare – scrive Napolitano – a nome di tutta la nazione e mio personale, le più vive espressioni di gratitudine agli uomini e alle donne della polizia penitenziaria per il costante e generoso impegno che pongono nell’adempimento dei loro doveri istituzionali”. “La presenza vigile e la non comune professionalità del corpo di polizia penitenziaria – si legge – hanno consentito di mantenere l’ordine e la sicurezza negli istituti nonostante la critica, intollerabile situazione di sovraffollamento, cui è urgente porre adeguato rimedio, e hanno contestualmente assecondato il percorso di rieducazione dei detenuti, contribuendo all’adempimento di precisi obblighi di natura costituzionale”.

“Sono certo – continua il messaggio – che il continuo sforzo di aggiornamento, lo spirito di servizio e il profondo senso dell’istituzione che connotano la polizia penitenziaria ne agevoleranno l’utile impiego anche nell’ottica di un ripensamento del sistema sanzionatorio e di una rimodulazione dell’esecuzione della pena, indispensabili per superare la realtà di degrado civile e di sofferenza umana riscontrabile negli istituti”. “Con il pensiero rivolto – conclude Napolitano – agli appartenenti al corpo che hanno operato fino all’estremo sacrificio nell’assolvimento dei loro compiti, giungano a tutti voi, ai vostri colleghi non più in servizio e alle vostre famiglie i più fervidi voti augurali”.

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