Mamma tu lo sai…suggeriva la voce fuori campo di un famoso spot della Ferrero, azienda di Alba che più di ogni altra ha diffuso nel mondo non soltanto il proprio marchio ma anche il made in Italy, tenendo in considerazione i valori e la tradizione culturale del nostro Paese. Non stupisce dunque la decisione di festeggiare i cinquant’anni della Nutella in Italia, a Piazza del Plebiscito a Napoli, luogo di grande rilevanza simbolica, storica e ambientale che richiama al mondo intero la forza e la bellezza del nostro patrimonio culturale.

Ciò che non si comprende è la scelta della popstar Mika come protagonista dell’evento. Senza nulla togliere al valore dell’artista, tuttavia né la sua storia né la sua musica hanno niente a che fare con Napoli, con l’Italia e neppure con la Nutella. Anzi, il nome del cantante ricorda quello di un agguerrito concorrente lilla della Ferrero.

La realizzazione del concerto ha creato non poche polemiche che hanno contrapposto la Soprintendenza al Comune, agli organizzatori e perfino al Ministero. Se invece di dividersi sull’opportunità o meno di realizzare eventi culturali o commerciali nei luoghi di interesse storico e artistico, ci si concentrasse sulla funzione della musica e sul rapporto con il contesto in cui viene eseguita, nel nostro Paese si troverebbero finalmente le ragioni per ridare centralità a questo patrimonio costituito da testimonianze materiali e immateriali, come tecniche, saperi, opere musicali, non meno famoso nel mondo della buonissima crema di nocciole.

L’Italia di certo non manca di composizioni apprezzate nel mondo che, dall’opera lirica, alla musica d’arte a quella leggera, sono legate al nostro Paese, a Napoli e alla stessa Piazza del Plebiscito, contesto che meriterebbe una più attenta scelta della musica che lì viene eseguita. La partecipazione ad un concerto nei luoghi di interesse storico artistico non è soltanto ‘limitata’ all’ascolto, ma è un’esperienza che, se inserita in un progetto più ampio, consente di compiere viaggi nel tempo e rivivere atmosfere legate a spazi, storie e vita delle persone con la potenza evocatrice della musica.

Se si vuol cogliere l’occasione della celebrazione “per valorizzare il patrimonio pubblico, mettendolo a disposizione di tutti i cittadini” è necessario interrogarsi su cosa si farà adesso e in futuro nei luoghi di interesse storico artistico per non rischiare che la performance musicale sia estranea e decontestualizzata dalla storia del nostro Paese, dal suo patrimonio culturale e, in questo caso, dalla tradizione di questa magnifica impresa italiana.

La scelta di cosa eseguire riguarda un nesso che in Italia, forse più che in altre nazioni, mette in stretta relazione i luoghi e l’ambiente dove la musica è stata concepita e pensata. Una musica non vale l’altra. Ciò che si esegue in un preciso contesto può o meno contribuire a privare il cittadino della possibilità di riappropriarsi appieno del patrimonio culturale, vivere un’esperienza di crescita e di formazione o relegarlo al ruolo passivo di consumatore.  

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