Due simboli delle donne nel giornalismo hanno rassegnato oggi le loro dimissioni. Una è la direttrice del The New York Times Jill Abramson, l’altra quella di Le Monde, Nathalie Nougayrede. La prima ha lasciato per ragioni ancora ignote, la seconda dopo un lungo scontro con la sua redazione.

Le dimissioni di Jill Abramson hanno colto di sorpresa il mondo dell’editoria. “Ho amato il mio lavoro al New York Times, ho lavorato con i migliori giornalisti del mondo, ha scritto la giornalista in una breve notizia postata sul sito del quotidiano, in cui non si danno ragioni per il cambio della guardia ai vertici. Era arrivata al quotidiano nel 1997 e per otto anni aveva ricoperto il ruolo di caporedattrice, prima di divenire nel 2001 la prima donna al timone del più influente quotidiano americano. Al suo posto andrà Dean Baquet, 57 anni, ex direttore del Los Angeles Times e managing editor del giornale, che nel 1988 aveva ricevuto il premio Pulitzer per il giornalismo investigativo e lavora al New York Times dal 2007. Sarà il primo afro-americano a guidare il Nyt. Una scelta condivisa dall’editore Arthur Sulzberger che ritiene che in questo momento non vi sia “nessuno più qualificato di lei per assumere le responsabilità di direttore esecutivo”.

Natalie Nougayrede, la direttrice del quotidiano francese, si è dimessa invece perché, spiega in un comunicato, non aveva “più gli strumenti per assicurare in tutta pienezza e serenità” le proprie funzioni. “La volontà di alcuni membri di Le Monde – scrive – di ridurre drasticamente le prerogative del direttore del giornale è per me incompatibile con il proseguimento della mia missione. Ciò indebolirà profondamente e a lungo termine la funzione. Gli attacchi diretti e personali nei confronti della direzione e del mio operato mi impediscono di portare avanti il piano di trasformazione concordato con gli azionisti e che necessita un ampio appoggio della redazione, nell’interesse del giornale”. Appena alcuni giorni fa, due vicedirettori vicini alla Nougayrède avevano già dato le dimissioni. Nel frattempo, l’ormai ex direttrice aveva tentato di formare un nuovo staff, senza riuscire però a trovare alleati all’interno del giornale. Le sue funzioni dovrebbero essere rapidamente assunte da un sostituto, nell’attesa che venga nominato un nuovo direttore. A Natalie Nougayrede, 46 anni, eletta con ampi consensi nel marzo del 2013, sono rimproverati metodi di gestione “rigidi” e “autarchici”. È accusata dai colleghi “non ascoltare nessuno” e “di non saper prendere le decisioni urgenti”. Alla prematura scomparsa del suo predecessore, Erik Izraelewicz, Natalie Nougayrede ha ereditato un giornale con i conti in rosso e la difficile transazione dal cartaceo al web. Una situazione simile a quella di un altro celebre giornale in Francia, Libération, il quotidiano storico della gauche, al limite del fallimento e senza direttore dopo le dimissioni di Nicolas Demorand. La crisi vera e propria a Le Monde era scoppiata la settimana scorsa con le dimissioni di massa di un gruppo di caporedattori. Un gesto simbolico e forte per protestare contro il piano di mobilità, presentato a febbraio, che prevede il trasferimento di una cinquantina di posti di giornalisti alla redazione online. Allo stesso tempo, la nuova direzione editoriale prevedeva di lanciare una nuova formula del giornale, con un taglio di rubrica, e una versione per il tablet. Un piano generale giudicato “brutale” dai giornalisti. Dopo le dimissioni di gruppo, il ritmo delle riforme è stato rallentato e si svilupperà su più mesi.

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