Cosa resterà del Salone del libro che si è chiuso ieri? Dati confortanti, oltre 10 mila biglietti venduti in più rispetto all’anno precedente e un incremento delle vendite con picco per l’editoria indipendente. Se si considera che veniamo da una perdita di 2,3 milioni di copie rispetto al 2013, è la conferma che l’inversione può venire solo dai famigerati “eventi”, le uniche circostanze in cui farsi notare, e forse ci si nota di più se non ci si va.

È il caso di Luigi Bisignani, ma anche di Isabella Santacroce, che ha ben pensato di dedicare il suo lato B al Salone, postandolo su Instagram e autodichiarandosi “la grande esclusa del libro”. Evidentemente gli argomenti di Paola Bacchiddu fanno già scuola.
Per il resto, la solita passerella dei presenzialisti che si scambiano i ruoli (alle tre io presento te, alle cinque tu presenti me), le solite code per quegli scrittori che non sono solo scrittori: chef, cantautori, registi, giornalisti, fino a Fabio Volo e a Caterina Balivo (ma non ditelo al ministro Franceschini).

La politica ha snobbato la kermesse, e anche questa non è una novità, a meno che non si voglia insinuare che la vera politica in Italia la fa la Chiesa, perché allora siamo andati alla grande, con la presenza del cardinal Ravasi e del Segretario di Stato del Vaticano Parolin.

E la letteratura? A spulciare nella selva di appuntamenti, c’era perfino lei. C’è stato il ricordo del centenario di Giuseppe Berto, un altro grande escluso che probabilmente in vita si sarebbe ben guardato dal venire. Però esattamente mezzo secolo fa uscirono Il male oscuro e Herzog di Saul Bellow, che oggi ci appaiono come due libri gemelli per la loro forza profetica. Incredibile: la vera letteratura più passa il tempo e più si fa notare. Perfino senza bisogno di mostrare il didietro.

Il Fatto Quotidiano, 13 maggio 2014
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